La Corte di Giustizia Europea Esamina il Decreto sui Paesi Sicuri: Rinvia il Tribunale di Bologna

La recente decisione del tribunale di Bologna ha suscitato un ampio dibattito giuridico e politico riguardo alla definizione di Paesi di origine sicuri. I magistrati hanno formalmente richiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea chiarimenti sui criteri utilizzati per identificare un Paese come sicuro e sulle implicazioni per l’applicazione delle normative europee in materia di asilo.

29 ottobre 2024 | 20.05 LETTURA: 2 minuti

Alla luce del nuovo decreto legge sui ‘Paesi sicuri’, la sezione immigrazione del tribunale ha ritenuto “sussistenti” i motivi per un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia Ue, mirando a comprendere quali siano le condizioni di sicurezza necessarie per la designazione di un Paese come sicuro. Il tribunale ha chiesto, inoltre, se vi sia l’obbligo di non applicare disposizioni nazionali in caso di contrasto con la direttiva 32/2013, relativa ai procedimenti per il riconoscimento e la revoca dello status di protezione.

le reazioni

La decisione del tribunale di Bologna ha generato reazioni diverse tra i membri del governo e delle associazioni. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha espresso sorpresa, sottolineando che è compito dello Stato determinare quali Nazioni siano considerate sicure. Ha ribadito che il giudice deve comunque valutare la situazione specifica del richiedente asilo.

Rosario Coco, presidente di Gaynet, ha accolto positivamente il rinvio alla Corte di giustizia, evidenziando come diversi Paesi elencati tra i sicuri perseguitino attivamente l’omosessualità e discriminino altre minoranze. Ha richiesto una revisione del decreto per tutelare i diritti umani, richiamando l’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione, che vieta rimpatri in paesi dove vi è rischio di persecuzione.

Persone citate

  • Tommaso Foti
  • Rosario Coco