Il caso di Sofia Stefani, la giovane trentatreenne deceduta recentemente, ha suscitato grande commozione e ha impegnato le autorità in intense indagini. Si cerca di capire cosa sia realmente accaduto tra la vittima e il suo ex capo, Giampiero Gualdani, accusato del delitto.
Le investigazioni continuano senza sosta per far luce sull’omicidio di Sofia Stefani, uccisa presumibilmente dal suo ex collega e superiore, Giampiero Gualdani. Quest’ultimo sostiene che si sia trattato di un tragico incidente, ma le evidenze raccolte dagli investigatori suggeriscono altro.
Il delitto si è consumato poco dopo le 16:00 di giovedì 16 maggio presso il Comando di Anzola, dove il sessantatreenne era in servizio. Sofia, che aveva prestato servizio nello stesso comando fino a dicembre dell’anno scorso, si trovava chiusa in una stanza con il suo ex capo. Stando alla versione di Gualdani, un colpo accidentale sarebbe partito mentre stava pulendo l’arma. Al contrario, gli inquirenti propendono per l’ipotesi di un femminicidio. Dai controlli effettuati sul telefono della vittima è emerso che tra i due c’era una relazione segreta che lui voleva terminare, ma lei no.
il racconto del testimone e lo strazio della famiglia di Sofia Stefani
Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero, un testimone ha dichiarato che i due avevano fissato un appuntamento e che durante l’incontro si sarebbe verificata una discussione, seguita da un forte boato. Subito dopo, Gualdani ha chiamato i soccorsi; all’arrivo dei sanitari, però, non è stato possibile fare nulla per salvare Sofia.
Oggi, per il sessantaduenne è previsto un interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo. Nel frattempo, la famiglia di Sofia rimane immersa nel dolore e nel silenzio per la perdita subita.
Il padre di Sofia, Bruno, ha espresso al Corriere della Sera il suo dolore dicendo: “Mi auguro davvero sia stato un tragico incidente!”. Nonostante questo, anche la famiglia è convinta che si tratti di un delitto premeditato.