L’attentatore che ha operato nel cuore di Oslo aveva in mente un piano ben preciso: sotto tiro l’Italia per tre principali motivi, il Papa col Vaticano, alcuni partiti politici e raffinerie varie di petrolio. Entro il 2083 tutto doveva essere pronto per dare forma al progetto ad incastro.
PERCHè IL PAPA – Benedetto XVI rappresentava una minaccia, un ostacolo, e andava eliminato ad ogni costo. Per lui che nemmeno era cattolico (da buon norvegese prestava fede alla Chiesa luterana), il massimo pontefice avrebbe giocato un ruolo cruciale nella lotta contro l’Islam. Il Papa, ‘codardo, illegittimo e corrotto’ doveva essere estirpato via, insieme ai fondamenti della Chiesa cattolica romana.
PARTITI E RAFFINERIE – Breivik non vedeva di buon occhio alcuni fra i più in vista delle forze politiche italiane. Pdl, Pd, Udc e Idv erano nel suo mirino. Nel suo progetto al sapore di delirio, il criminale aveva in lista ben 16 raffinerie petrolifere appartenenti alla nostra terra: Taranto, Porto Marghera, ma anche Sarroch e Gela, passando per quella di Milazzo e Trecate. Il folle pensava di infondere al Bel Paese un tetto danni tra i due e i quaranta miliardi di euro.
Esperti di poltica internazionale e strategia militare stanno analizzando i rischi cui saremmo potuti andare incontro. Il fenomeno risulta essere controllabile.