Bernardino stanchi e la peste del 1630 a valenza: storia di un’epidemia devastante

l’approfondimento sulla peste del 1630 a Valenza
La peste, la fame e la guerra rappresentano un trinomio di calamità che ha segnato profondamente la storia umana. In particolare, nel Seicento, la peste si manifestava come una minaccia costante, portando con sé un alto tasso di mortalità e devastazione. La medicina dell’epoca era impotente di fronte a questa malattia, alimentando superstizioni e credenze infondate tra la popolazione.
la testimonianza di Giovanni Francesco Fiochetto
Giovanni Francesco Fiochetto, medico torinese del XVII secolo, fu testimone della terribile pestilenza che colpì Torino nel 1630. La sua opera «Trattato della peste et pestifero contagio di Torino» offre una descrizione dettagliata della malattia e delle sue conseguenze. Fiochetto definisce la peste come un morbo epidemico e contagioso, evidenziando l’impotenza degli uomini davanti a tale flagello.
le credenze del tempo
I rimedi suggeriti per affrontare la peste includevano preghiere, penitenze e processioni religiose. Si pensava che le fragranze potessero allontanare il morbo; Tali pratiche si rivelarono inefficaci contro una malattia causata da agenti patogeni specifici.
Bernardino Stanchi: voce di un’epoca
Bernardino Stanchi emerge come figura centrale nella narrazione della peste a Valenza. Letterato raffinato e testimone diretto degli eventi, egli documentò le esperienze vissute durante il contagio nei suoi memoriali. Nella sua scrittura traspare il terrore per la morte imminente e il dolore per le perdite subite.
la vita di Bernardino Stanchi
- Nacque tra Cinquecento e Seicento a Valenza.
- Si laureò in legge nel 1601 a Pavia.
- Sposò Isabella Bellingeri nel 1603; ebbero due figli.
- Dopo diverse tragedie familiari, comprese perdite dovute alla peste, si risposò nel 1607.
- Morì probabilmente nel 1639 dopo aver assistito alla devastazione della sua città.
conseguenze della pestilenza su Valenza
L’epidemia portò alla morte circa 2500 persone su una popolazione di circa 4500 abitanti. Le conseguenze furono devastanti anche sul piano economico e sociale, con l’abbandono dei lavori agricoli e l’impoverimento generale della comunità. Solo nel 1796 Valenza raggiunse nuovamente i livelli demografici precedenti alla pandemia.
il ruolo dei frati cappuccini durante l’epidemia
I frati cappuccini si distinsero per il loro impegno nell’assistenza ai malati durante la pestilenza. Quattro frati in particolare sacrificarono le loro vite per aiutare gli appestati:
- Francesco Dini
- Lodovico Bombello
- Sante Calcamuggi
- Onorio Cerruti
difficoltà nella gestione dell’emergenza sanitaria
Anche se vennero presi provvedimenti per gestire l’emergenza sanitaria attraverso contratti con chirurghi e creazione di lazzeretti, molte persone morirono senza ricevere assistenza adeguata. La paura dilagava tra i cittadini mentre cercavano protezione contro un nemico invisibile.