Si è aperto oggi il processo per depistaggio dinanzi al Tribunale di Caltanissetta, che vede alla sbarra due generali dei Carabinieri e due ex investigatori antimafia, accusati di aver ostacolato le indagini sulla strage di Capaci. Gli imputati, Angiolo Pellegrini, 83 anni, e Alberto Tersigni, 63 anni, insieme all’ex poliziotto Giovanni Peluso, si trovano a fronteggiare gravissime accuse. Il pm Pasquale Pacifico rappresenta la Procura di Caltanissetta, sostenendo che i due ufficiali ritirati avrebbero ingannato le autorità sulle rivelazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio, che potrebbero aver portato alla cattura del latitante Bernardo Provenzano.
il contesto legale
All’inizio dell’udienza, è stata richiesta una breve sospensione a causa delle obiezioni presentate dai legali difensori di Pellegrini e Tersigni. La difesa ha sostenuto che i due avrebbero dovuto essere interrogati come indagati, ma l’opinione del pm Pacifico ha prevalso, con il Presidente del Tribunale, Francesco D’Arrigo, che ha respinto le istanze legali.
le dichiarazioni di riggio e le accuse
Le accuse si concentrano sulle affermazioni di Riggio, un ex agente della polizia penitenziaria, che era stato arrestato per legami con i clan mafiosi. Secondo l’accusa, Pellegrini e Tersigni non hanno dato il giusto valore alle informazioni di Riggio, che all’epoca era loro confidente. Rivelazioni che, a detta della Procura, avrebbero potuto rivelare un piano di attentato contro l’ex giudice Leonardo Guarnotta.
i nomi presenti nel processo
Il caso è caratterizzato da una lista di testimoni di grande rilievo, tra cui:
- Pietro Grasso – Ex Presidente del Senato ed ex Procuratore di Palermo
- Giuseppe Pignatone – Ex Procuratore di Roma
- Marzia Giustolisi – Ex dirigente della Squadra Mobile di Caltanissetta
- Generali e ufficiali della Dia e dei Carabinieri, come il generale Carlo Alfiero e il colonnello Ignazio Lizio Bruno
proseguimento del processo
Il prossimo incontro si terrà l’11 febbraio, quando sarà risentito Pietro Riggio per chiarire ulteriormente le sue dichiarazioni riguardanti il coinvolgimento di Peluso in un attentato contro Guarnotta e altri dettagli legati alla strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992. Riggio ha collaborato con la magistratura per oltre 14 anni, spiegando le motivazioni che lo hanno portato a non parlare prima, citando timori per la sua sicurezza personale.