La possibilità di un aumento dei prezzi del carburante a causa di un’accisa di 5 centesimi al litro è confermata. L’aumento è dettato dall’esigenza di far fronte alle spese per le emergenze, inotlre si parla anche di una cossiddetta tassa sulla disgrazia. Le Regioni potranno aumentare l’imposta sulla benzina di loro competenza. La proposta era stata già bocciata dalla Corte Costituzionale nella versione in cui si prevedeva l’obbligo (e non la facoltà) di procedere all’aumento.
Le competenze saranno le seguenti: il titolare della Protezione civile è il presidente del Consiglio che può delegare il ministro dell’Interno.
Anche le tempistiche e l’iter sono stati precisati: ci sarà autonomia di ordinanza di stato di emergenza (per non più di 60 giorni, prorogabile per altri 40)e di spesa. Queste, se dichiarate entro venti giorni dall’evento non dovranno essere autorizzate dal ministero dell’Economia.
Le tipologie di intervento sono 3: previsione, prevenzione, primo soccorso e assistenza. E 3 sono anche le tipologie di rischio: calamità da gestire dai singoli enti in via ordinaria; quelle che richiedono la cooperazione di più soggetti sempre in via ordinaria; le più gravi, da affrontare con mezzi e poteri straordinari.
Il testo così elaborato sembra definito, ma si dovrà attendere il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni, il 19 aprile. Le polemiche, però, non mancano. . L’Anci lamenta la mancata concertazione e secondo Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e delegato Anci alla Protezione Civile: “i sindaci devono essere coinvolti nelle fasi di distribuzione di risorse e devono poter coordinare tutte le risorse che intervengono in emergenza, anche se non dipendono direttamente da loro. Rivendica un maggiore ruolo agli enti locali anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, secondo cui è il momento di varare “un piano pluriennale di investimenti di messa in sicurezza del paese”.