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Il settore della sanità sta affrontando una crisi significativa in termini di personale e condizioni lavorative. Il III Rapporto sulla ‘Salute e il sistema sanitario’, presentato a Roma, illustra i cambiamenti allarmanti nel Servizio sanitario nazionale (Ssn), evidenziando una crescente precarietà e una diminuzione del lavoro stabile.
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Il Rapporto realizzato congiuntamente da Eurispes ed Enpam sottolinea che il numero di operatori nel Ssn è andato progressivamente diminuendo nel tempo. Le condizioni lavorative sono notevolmente peggiorate, con un aumento dell’età media dei dipendenti e una riduzione dei contratti a tempo indeterminato. In particolare, il ricorso ai contratti a tempo determinato è aumentato del 44,6% tra il 2019 e il 2022, secondo il Rapporto Fnomceo del 2024.
Declino del personale nel Ssn
Negli anni si è registrata una perdita costante di personale: nel 2014, solo 80 dipendenti venivano assunti ogni 100 che uscivano, mentre nel 2015 il rapporto si è ridotto a 70 ogni 100. L’incidenza della spesa per il personale nel Ssn sulla spesa sanitaria totale è diminuita dal 31,4% nel 2014 al 30% nel 2017. Questi dati dimostrano una chiara crisi all’interno del sistema sanitario.
Impatto della carenza di personale
La mancanza di turnover ha portato a un aumento della precarietà lavorativa, con effetti diretti sulle condizioni di lavoro. Il personale è sottoposto a notevoli pressioni e carichi di lavoro, contribuendo alla disaffezione e al deterioramento del valore del lavoro nel Ssn. La carenza cronica di personale impedisce un adeguato recupero fisico e psicologico degli operatori.
Cambiamenti nelle condizioni lavorative
L’espansione dei contratti a tempo determinato ha creato un ambiente lavorativo instabile per molti operatori. Nonostante le retribuzioni medie lorde siano rimaste inalterate, le condizioni di lavoro si sono deteriorate. Il sistema ha sofferto di misure di contenimento della spesa pubblica, ulteriormente aggravando la situazione complessiva della sanità.
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