Il pacchetto retributivo di Musk a Tesla affronta un nuovo ostacolo legale
Il tribunale del Delaware ha nuovamente bloccato il controverso pacchetto di compenso da 56 miliardi di dollari di Elon Musk per Tesla. Il giudice Kathaleen McCormick ha definito l’accordo retributivo “ingiusto ed eccessivo”, nonostante fosse stato precedentemente approvato dagli azionisti.
Contesto delle dispute legali
Questa sentenza segue un primo annullamento emesso a gennaio 2024 e un tentativo di reintegrazione da parte degli azionisti avvenuto a giugno, supportato dal 75% dei voti. Il giudice ha rigettato queste “argomentazioni creative”, affermando che anche il voto degli azionisti non poteva conferire legittimità a tale retribuzione in questo specifico contesto.
Motivazioni alla base del rifiuto
Il giudice McCormick ha evidenziato i “profondi legami” esistenti tra Musk e il consiglio di amministrazione, definendo la negoziazione come “profondamente erronea”. Inoltre, ha sottolineato la significativa influenza del “CEO superstar” sulle scelte del board. Alcuni investitori di rilievo, tra cui il fondo sovrano norvegese e il fondo pensionistico degli insegnanti californiani, avevano già manifestato contrarietà al piano.
Reazione di Tesla alla decisione
Tesla ha risposto con vigore, dichiarando l’intenzione di fare appello e definendo la decisione “erronea”. L’azienda ha anche criticato la sentenza attraverso il proprio profilo X, sostenendo che tale decisione conferirebbe un eccessivo potere ai giudici e agli avvocati degli accusatori, a svantaggio dei legittimi azionisti.
Possibili conseguenze future
Il piano di compenso, inizialmente approvato nel 2018, era finalizzato a sincronizzare gli interessi di Musk, il quale non percepiva uno stipendio fisso, con quelli dell’azienda. Questa recente decisione potrebbe incidere in modo significativo sulla modalità di strutturazione della retribuzione dei dirigenti da parte delle imprese.
Riflessioni conclusive
La vicenda mette in luce le tensioni esistenti tra corporate governance e compensi dei dirigenti, sollevando interrogativi fondamentali sull’equilibrio tra il potere degli azionisti e la supervisione dei tribunali all’interno delle principali aziende statunitensi.