Un notevole progetto sta prendendo forma per l’installazione di un grande impianto fotovoltaico di vasta portata, previsto tra la discarica di Malagrotta e l’aeroporto di Fiumicino. Questa iniziativa ha suscitato un acceso dibattito tra autorità competenti e cittadini, con l’area di Castel Malnome, una comunità agricola dell’Agro Romano, al centro delle polemiche. L’attenzione si concentra sulle possibili conseguenze negative per l’ambiente, la biodiversità e il paesaggio circostante. La comunità locale, supportata da analisi tecniche e legali, si oppone con fermezza, sottolineando l’incompatibilità del progetto con le caratteristiche naturali del territorio.
Progetto dell’impianto fotovoltaico tra discarica e aeroporto di Fiumicino
L’installazione proposta sorge in un contesto già fortemente influenzato da impianti per la produzione di energia rinnovabile. Nel raggio di tre chilometri si trovano diverse strutture simili, un fatto definito dai residenti come “insostenibile”. Castel Malnome è contraddistinto da un paesaggio agricolo e naturale, recentemente recuperato dopo anni di estrazione, e si trova nell’Important Bird Area (IBA) 117 del Litorale Romano, area di rilievo internazionale per la protezione dell’avifauna.
La superficie coinvolta è classificata come “Paesaggio Agrario di Valore” secondo il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) del Lazio, che esclude la realizzazione di grandi impianti in queste zone. Inoltre, è parte integrante del Parco Agricolo Arrone-Galeria, destinato alla tutela delle attività agricole e naturalistiche.
Impatto ambientale e sulla biodiversità
Numerosi sono i problemi sollevati dagli oppositori, che evidenziano la possibile perdita e frammentazione degli habitat naturali, compromettere gravemente la biodiversità locale. L’area ospita specie protette, come il falco pellegrino, che nidifica in una vicina struttura. La sottrazione di terreni agricoli e naturali minaccia le risorse alimentari di queste e altre specie, aumentando il rischio di estinzione.
Nonostante l’importanza della zona per la fauna e le migrazioni, il progetto non contempla adeguatamente le implicazioni per la conservazione delle specie e degli habitat protetti dalle normative europee e nazionali.
Normative urbanistiche e paesaggistiche
L’opposizione al progetto si fonda su solide basi legali. Secondo il PTPR, le aree agricole e naturali di Castel Malnome sono inidonee ad ospitare impianti di tali dimensioni. L’area è inoltre inclusa in una proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, imponendo maggiori vincoli per tutelare il paesaggio e il patrimonio culturale.
La normativa urbanistica comunale sostiene questa posizione, classificando la zona come destinata alla valorizzazione agricola e ambientale. La costruzione dell’impianto contrasterebbe così con gli obiettivi di salvaguardia del territorio.
Un territorio sotto pressione
La Valle Galeria, che ospita Castel Malnome, è tra le aree più sfruttate del Lazio per la produzione di energia rinnovabile. La presenza di impianti già operativi, uniti a quelli in fase di autorizzazione, sta modificando profondamente il paesaggio e l’ecosistema locale. I residenti avvertono che la pianificazione attuale non considera la capacità di carico ambientale della zona e i danni irreparabili in corso.
Conclusioni e azioni future
La comunità locale, supportata da associazioni ambientaliste e studi tecnici, ha avviato una petizione al Parlamento Europeo per fermare l’iter del progetto e valutare l’“Opzione Zero”, ovvero l’abbandono della realizzazione dell’impianto. Si intende preservare un territorio di notevole valore naturalistico e culturale. Non è in gioco solo il futuro di Castel Malnome, ma anche il modello di sviluppo futuro per il territorio romano, che deve bilanciare sostenibilità energetica e tutela del patrimonio naturale.