Per i bambini nati prematuri e con peso inferiore ad un chilo e mezzo è stata messa a punto una nuovissima tecnica per il trattamento dell’emorragia cerebrale.
Lo studio, tutto italiano, condotto dall’equipe di Neurochirurgia del Gaslini e diretto dal professore Armando Cama, è stato presentato il 23 marzo al Congresso internazionale sulla diagnosi e le cure per i bambini prematuri a Genova, al Centro Studi e Formazione (Cisef) dell’Istituto Gaslini. Al convegno hanno parteciperato oltre duecento neonatologi provenienti da tutta Europa.
Il procedimento consiste nella rimozione dell’idrocefalo nei neonati prematuri. L’idrocefalo è una espansione delle cavità ventricolari del cranio in cui si va ad accumulare il liquor cerebrale, ed è legato all’accumulo di liquido nella scatola cranica. A causa dell’accumulo di tale liquido si verifica un aumento della pressione endocranica che può anche provocare danni pericolosi e a volte irreversibili fino al coma e al decesso.
Il dottor Luca Ramenghi ha spiegato che: “La sopravvivenza dei nati pretermine di peso inferiore ad un chilo rispetto a solo dieci anni fa ha registrato enormi progressi ed è oggi intorno al 50%, comportando un parallelo aumento dell’emorragia intraventricolare che si verifica nel 40 % dei casi” spiega .Gli effetti di questa lesione possono essere pesantissimi: nella fase acuta si può anche perdere sostanza cerebrale (infarto venoso), in altri casi si può formare l’idrocefalo postemorragico”.
L’intervento, piuttosto delicato, comporta l’introduzione di una minivite che agevola il deflusso del liquido che si accumula nel cranio. Dopo molti anni di perfezionamenti e studi sui materiali da utilizzare l’equipe è riuscita a realizzare un sistema miniaturizzato composto da una mini vite (15 millimetri) detta “newborn skull miniscrew” applicabile al cranio in maniera transitoria ed ha la caratteristica di essere a tenuta stagna.
La tecnica è già un successo in quanto è stata già utilizzata con successo su ben 87 bambini.