La posizione dei poliziotti accusati di depistaggio
All’interno della complessa vicenda giudiziaria riguardante le indagini sulla strage di via D’Amelio, i quattro poliziotti accusati di depistaggio, Vincenzo Maniscaldi, Giuseppe Di Gangi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, si sono difesi con convinzione di fronte al gup del Tribunale di Caltanissetta. Durante l’udienza, i legali hanno sostenuto l’impossibilità di configurare dipistaggio per fatti che, a loro avviso, non sono sussistenti.
Le argomentazioni della difesa
L’avvocata Maria Giambra, difensore di Zerilli e Tedesco, ha dichiarato che «non si può parlare di depistaggio su vicende già depistate». Ha sottolineato come il depistaggio fosse avvenuto in un periodo passato, rendendo vano un tentativo di riaprire tali questioni. L’argomentazione centrale verte sulla difficoltà di contestare un depistaggio su indagini già concluse e sui tre processi già derivati da tali eventi. La difesa ha inoltre messo in evidenza che le false dichiarazioni attribuite ai poliziotti riguardano eventi accaduti durante indagini già compromesse.
– Vincenzo Maniscaldi
– Giuseppe Di Gangi
– Angelo Tedesco
– Maurizio Zerilli
Documentazione e prove a supporto
Un elemento cruciale nella difesa è rappresentato dalla relazione di servizio firmata da Maurizio Zerilli, emersa solo dopo 30 anni. Secondo la difesa, l’annotazione non è stata trasmessa correttamente, ma ciò non implica responsabilità dirette dei poliziotti. La legale ha poi chiarito che Zerilli e Tedesco, essendo giovani al momento dei fatti, non hanno avuto ruolo attivo nel depistaggio, senza aver avuto alcun controllo sulle decisioni superiori.
Le parole di altri legali coinvolti
Il legale di Vincenzo Maniscaldi, Giuseppe Panepinto, ha puntualizzato che non esistono prove di false dichiarazioni da parte del suo assistito, enfatizzando che i documenti attestano l’affidabilità delle sue affermazioni. Inoltre, ha insinuato che, qualora ci fosse stato un depistaggio, sarebbe avvenuto per opera di Vincenzo Scarantino, il quale ha falsificato dichiarazioni.
Il caso di Giuseppe Di Gangi
Infine, l’avvocato Giuseppe Seminara ha difeso Giuseppe Di Gangi, descrivendolo come un «servitore dello Stato» con una lunga carriera priva di choi di colpe. Ciò si collega alle sue dichiarazioni che smentiscono categoricamente le affermazioni di Scarantino riguardo a presunti abusi subiti durante la detenzione.
L’attesa ora è per la decisione del gup David Salvucci, che dovrà stabilire se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio o procedere con la dichiarazione di non luogo a procedere per i quattro poliziotti. La sentenza è attesa per il 15 novembre.