relazione sullo stato della green economy 2024
La Relazione sullo Stato della Green Economy per il 2024 presenta un quadro positivo relativo al settore delle energie rinnovabili in Italia. Nel corso del 2023, il contributo dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili ha superato il 44% sul totale della produzione nazionale.
crescite significative nella produzione di energia
La capacità di generazione ha mostrato un incremento significativo, passando a circa 3 GW nel 2022 fino a quasi 6 GW nel 2023. Un ulteriore aumento di 3.691 MW è stato registrato nel primo semestre del 2024, il che rappresenta un incremento del 41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il fotovoltaico continua a mostrare una crescita incoraggiante, mentre i progressi nel settore eolico rimangono ancora insufficienti. I dati preliminari indicano che, per la prima volta, nel 2023 Sole e vento insieme hanno prodotto oltre 50 TWh di corrente elettrica, corrispondente a un quinto della produzione totale italiana.
obiettivi futuri per le rinnovabili
Per raggiungere gli obiettivi europei fissati per il 2030, sarà necessario un aumento della potenza installata dei nuovi impianti, che dovrebbe collocarsi tra 11 e 12 GW su base annua. Questi dati sono emersi in occasione degli Stati Generali della Green Economy 2024, evento che si svolge a Rimini nell’ambito di Ecomondo e promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy.
andamento del risparmio e dell’efficienza energetica
Nel campo del risparmio energetico e dell’efficienza, si rilevano risultati differenti tra i vari settori. Nel 2023, i consumi di energia in Italia hanno registrato una diminuzione di 4 Mtep, con cali significativi per il gas (5,6 Mtep), il carbone (2,2 Mtep) e i prodotti petroliferi (1 Mtep). Degno di nota è il fatto che il settore edificio, pur essendo il più energivoro con oltre 40% della domanda nazionale, ha visto una riduzione dei consumi del 5,5%. I trasporti, che rappresentano il 35% del fabbisogno energetico nazionale, hanno registrato un aumento dei consumi del 2,2%, rendendoli l’unico settore a mostrare questo andamento negativo. Infine, l’industria, che contribuisce con un 21% ai consumi finali, ha avuto un significativo taglio del 6%.