Guarnotta Avverte: Il Rientro dei Boss Mafia è una Minaccia Reale

Ritorno di boss mafiosi a Palermo: preoccupazioni e riflessioni

L’arrivo a Palermo di noti boss mafiosi è un evento che suscita allerta e inquietudine. Rispetto a questa situazione, le dichiarazioni dell’ex giudice Leonardo Guarnotta mettono in luce le serie implicazioni sulla lotta alla mafia. La presenza di questi personaggi, seppure temporanea, potrebbe rafforzare le strutture di Cosa Nostra, in un contesto già segnato da preoccupazioni per un possibile indietreggiamento delle battaglie legali condotte negli anni passati.

Il caso di Ignazio Pullarà e le concessioni di permessi

Guarnotta esprime particolare preoccupazione riguardo al ritorno di Ignazio Pullarà, boss di 78 anni, che ha ottenuto un permesso per trascorrere due settimane a casa. Condannato per mafia e omicidio, Pullarà è considerato uno degli uomini chiave legati agli affari illicit di Marcello Dell’Utri. L’ex giudice ricorda di aver presieduto il processo che ha portato alla condanna di Dell’Utri per associazione mafiosa.

Il permesso a Pullarà si inserisce in un contesto più ampio, dove altri boss come Paolo Alfano e Raffaele Galatolo hanno già ricevuto trattamenti simili. Queste concessioni, secondo Guarnotta, avvengono in un momento in cui la società locale ha mostrato tolleranza nei confronti di figure legate alla mafia, evidenziando un’inquietante normalizzazione della loro presenza.

La valutazione della concessione e il ruolo dei giudici

Guarnotta critica il sistema di valutazione della concessione dei permessi premio, sottolineando che i giudici devono tenere in considerazione il contesto locale e le specificità del fenomeno mafioso. Ha notato come il permesso sia stato dato da un tribunale di Cuneo, suggerendo che un giudice palermitano avrebbe potuto comprendere meglio le implicazioni della decisione.

Il dolore per la perdita di Falcone e Borsellino

Riflessioni particolarmente toccanti emergono quando Guarnotta parla dei suoi amici, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il loro sacrificio rappresenta un peso gravoso per le vittime di mafia, e per Guarnotta è difficile spiegare come i boss possano tornare nella città in cui sono avvenuti crimini atroci. La loro morte è paragonata a quella di un familiare, rappresentando un dolore personale inestinguibile.

Il giudice conclude esprimendo la convinzione che Cosa Nostra debba affrontare la propria fine, sebbene l’attuale situazione faccia temere il contrario.

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