spasticità post-ictus: un problema sottovalutato
In Italia, ogni anno circa 120.000 individui sono colpiti da ictus, e tra questi, circa 45.000 sviluppano disturbi neurologici come la spasticità. Questa condizione rappresenta una forte limitazione, generando difficoltà nei movimenti e contrazioni muscolari che rendono complicati anche i gesti quotidiani. La spasticità si manifesta nel 19% dei casi entro 3 mesi dall’ictus e può arrivare al 38% dopo un anno. Nonostante questo, solo il 18% dei pazienti in fase post-acuta ottiene una diagnosi e soltanto 5.000 ricevono un trattamento adeguato.
risultati dell’indagine di elma research
Un’indagine condotta da Elma Research, specializzata nel settore sanitario, ha evidenziato che oltre la metà dei pazienti (57%) non è stata adeguatamente informata sull’insorgere della spasticità dopo un ictus. Solo un quarto degli intervistati si sente ben informato riguardo a questa condizione, la quale ha un impatto diretto sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.
necessità di informazione e intervento
Andrea Vianello, presidente della Federazione A.L.I.Ce. Italia ODV, sottolinea l’importanza di un’informazione tempestiva sui disturbi post-ictus, come la spasticità, che può manifestarsi anche a lungo termine. Il tema della Giornata Mondiale contro l’Ictus di quest’anno, #GreaterThanStroke, riflette l’esigenza di supportare i pazienti e le loro famiglie durante tutto il percorso di recupero.
approccio multidisciplinare alla gestione della spasticità
L’approccio alla spasticità post-ictus deve essere multidisciplinare e personalizzato, combinando terapie farmacologiche e neuro-riabilitative. Secondo Antonio Suppa, professore del Dipartimento di Neuroscienze umane, tra le opzioni terapeutiche disponibili c’è anche l’uso della tossina botulinica, utile per ridurre la spasticità e facilitare il recupero funzionale. La tempestività nel riconoscere questa condizione è cruciale per preservare l’autonomia del paziente.
supporto e autonomia per i pazienti
L’autonomia è risultata una delle principali necessità emerse dall’indagine, con il 90% degli intervistati che ha richiesto assistenza per la gestione del percorso sanitario. Ulteriori dati rivelano che quasi il 60% non è autonomo nella cura di bisogni primari. Oltre a questo, il 68% ha espresso la necessità di maggiore informazione sulle opzioni di trattamento disponibili.
l’impatto psicologico e sociale della spasticità
Le testimonianze raccolte mostrano che la spasticità ha un impatto significativo sulla vita quotidiana e sul benessere psicologico dei pazienti, portando a stati di ansia e depressione. Molti devono riorganizzare le proprie case e abbandonare le attività precedentemente amate. D’altro canto, alcuni individui hanno trovato nuove passioni, come lo studio, dopo l’episodio ischemico.
conclusioni sull’indagine e sull’impatto della spasticità
Infine, il rapporto indica come la spasticità post-ictus influisca non solo sull’autonomia e sulla qualità di vita, ma anche sul carico economico dei pazienti, costretti a ridurre le loro attività lavorative. La gestione della spasticità richiede quindi un impegno collettivo per garantire informazioni adeguate e terapie tempestive, assicurando il necessario supporto ai pazienti durante il loro percorso di ripresa.
Le figure professionali menzionate nell’indagine includono:
- Neurologo ospedaliero (58%)
- Medico di medicina generale (57%)
- Specialisti della riabilitazione