Il 19 marzo ricorrerà l’anniversario della morte di Marco Biagi. 10 anni fa, nel 2002, il giuslavorista italiano fu assassinato dalle Nuove Brigate Rosse mentre ritornava a casa dal lavoro.
Biagi fu ucciso per il suo impegno nella modifica dell’art.18 e per il suo Libro Bianco sul lavoro, nonostante lo scetticismo di molti di coloro che avrebbero “dovuto difenderlo”, come più volte ha affermato la sua vedova Marina Orlandi. “Mio marito sbeffeggiato e abbandonato. Lui i precari li voleva difendere”.
“Non vorrei che foste costretti ad intitolarmi una sala, come a Massimo D’Antona…”disse con una profetica dichiarazione lo stesso Biagi all’allora Ministro Maroni e al suo vice, Sacconi, poco prima del tragico evento.
Proprio ieri sera, in una lunga intervista al programma La Storia Siamo Noi, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha diffusamente parlato di Biagi e delle nuove riforme sul lavoro. La Camusso , ricordando le polemiche di quei giorni di 10 anni fa portate avanti soprattutto da Cofferati che definì “limaccioso” il Libro Bianco di Biagi, ha detto che “la Cgil può aver fatto errori di personalizzazione, la personalizzazione è sempre un errore anche se in alcuni casi è impossibile non farla. Ma aver citato tante volte una persona non vuol dire che si può essere considerati mandanti”. Inoltre, “eravamo tutti convinti che quella stagione fosse conclusa”, riferendosi agli omicidi delle BR. Il segretario generale ha anche rimarcato l’importanza di dare nuove risposte quando la tensione sociale è alta, piuttosto di rischiare di provocarne altra.
L’anniversario della sua uccisione coincide con i tentativi di riforma su contratti e sussidi del nuovo ministro del lavoro, Elsa Fornero. E il segretario confederale della Uil, Gugliemo Loy, ha dichiarato che “il ministro Fornero sta cercando di intervenire per attuare quella parte che ancora manca della riforma Biagi che è quella della riforma degli ammortizzatori sociali”.
Intanto, la situazione economica italiana, ad oggi non è ancora migliorata. L’economia non cresce e, se lo fa, non è a ritmi sostenuti. Nonostante l’emanazione della Legge 30, la cosiddetta Legge Biagi che ha introdotto nuove tipologie di contratti a termine per favorire nuove assunzioni, dal 2003 a oggi il tasso di occupazione è rimasto intorno al 57%, mentre il numero di disoccupati è passato da due milioni e 66mila unità agli attuali 2,3 milioni.