Elezioni USA: L’Influenza di Netanyahu sulla Campagna e le Preoccupazioni dei Democratici

Le tensioni geopolitiche attuali, in particolare quelle legate all’offensiva di Israele, hanno ripercussioni significative sulla campagna elettorale per le elezioni statunitensi del 2024. La gestione della situazione in Medio Oriente da parte dell’Amministrazione Biden sta creando incertezze, soprattutto nei confronti degli elettori arabo-americani.

La guerra di Netanyahu e le difficoltà per l’Amministrazione Biden

Il primo ministro israeliano Netanyahu ha intensificato l’azione militare nella Striscia di Gaza e ha avviato operazioni in Libano. Questa escalation ha incanalato l’attenzione sulla risposta israeliana attesa nei confronti dell’Iran, dopo l’attacco missilistico del primo ottobre. Secondo fonti americane, Tel Aviv ha garantito che non saranno attaccati obiettivi nucleari e petroliferi, ma la fiducia degli Stati Uniti nella promessa di Israele è limitata, e la Russia sta esortando una reazione contenuta per prevenire un conflitto più ampio.

L’Amministrazione Biden si è trovata a dover modificare le sue posizioni, passando da una richiesta di cessato il fuoco a un sostegno attivo per l’offensiva israeliana. Questa mutazione di linea ha generato confusione tra gli alleati arabi ed europei, i quali sollecitano una maggiore cautela verso Israele. La difficoltà sta nell’affrontare Netanyahu in un periodo di particolare vulnerabilità politica.

La strategia “soft” per salvaguardare i voti

Il timore di un conflitto pubblico con Netanyahu ha portato l’Amministrazione Biden a una strategia cauto. Questa delicatezza è dettata dalla necessità di mantenere il sostegno dei gruppi pro-Israele e nel contempo di non alienare gli elettori arabo-americani, sempre più cruciali nelle elezioni.

Le recenti dichiarazioni da parte dell’Amministrazione sono state calibrate nei toni per evitare rotture brusche con Israele, specialmente dopo eventi che hanno suscitato condanne internazionali, come attacchi contro forze di peacekeeping e bombardamenti di strutture civili a Gaza. Anche l’ultima comunicazione del Segretario di Stato Blinken e del Segretario della Difesa Austin, in cui si richiedeva un aumento degli aiuti umanitari a Gaza, è stata precisata per non apparire come un ultimatum.

L’allerta per la campagna di Kamala Harris

La violenza crescente in Medio Oriente rappresenta un elemento di preoccupazione per la campagna elettorale di Kamala Harris. La visione di civili colpiti dalla violenza ha il potenziale di complicare il percorso verso il successo nelle elezioni, specialmente in stati chiave con una sostanziale presenza di comunità arabo-americane e musulmane.

Michigan, con la sua popolazione di circa 300.000 persone di origine nordafricana e mediorientale, rappresenta un punto focale. I sondaggi attuali evidenziano una competitività serrata tra Harris e Trump in questo stato. La candidata deve conquistare i voti in Michigan, Pennsylvania e Wisconsin per avere una reale possibilità di successo.

Nonostante l’entrata in corsa di Harris, i Democratici avevano sperato di sfruttare il suo interesse verso la questione palestinese per attrarre elettori delusi dall’appoggio dell’Amministrazione a Israele. Il display di continua violenza ha reso questa impresa più complessa, minando le possibilità di ottenere sostegno tra l’elettorato arabo-americano.

  • Joe Biden – Presidente degli Stati Uniti
  • Kamala Harris – Vicepresidente e candidata alla presidenza
  • Frank Lowenstein – Ex negoziatore per il Medio Oriente
  • Antony Blinken – Segretario di Stato
  • Lloyd Austin – Segretario alla Difesa