Storia di un Eroe: Le Memorie di Navalny Dentro il Carcere

La riflessione di Alexei Navalny offre uno sguardo profondo sulla resilienza delle autocrazie nel contesto attuale. La sua storia è segnata da una scelta consapevole di fronte a un regime oppressivo, evidenziando la complessità e la tenacia dei regimi autoritari contemporanei.

13 ottobre 2024 | 00.03

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Il diario di Navalny

Il New Yorker ha reso pubblici alcuni estratti dall’archivio di diario di Navalny, scritti durante il suo periodo di riabilitazione in Germania, dopo l’avvelenamento avvenuto nel 2020, fino a pochi giorni prima della sua morte avvenuta il 16 febbraio 2024. Il volume sarà disponibile il 22 di questo mese (in Italia da Mondadori) con il titolo ‘Patriot’, affiancato da una versione in russo.

Nel suo diario, Navalny descrive la resilienza dei regimi, sottolineando che “regimi come quello russo sono forti”, supportato dalla storia dell’Unione Sovietica e esempi attuali come la Corea del Nord, Cuba e la Cina. Molti osservatori tendono a sottovalutare la tenacia delle autocrazie moderne.

Navalny scriveva: “Sottovalutiamo quanto siano forti le autocrazie al giorno d’oggi. Le conseguenze per la libertà e la speranza sono gravi.” Nella sua analisi, evidenziava anche le protezioni offerte dalla Russia come membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu e il possesso di armi nucleari.

Riflettendo sulle sue aspettative, concludeva che sperare in un veloce rilascio era solo un modo per infliggersi dolore: “La verità è che ho deciso di tornare in patria con la consapevolezza di poter spendere il resto della mia vita in prigione.”

Il dissidente ha condiviso la sua visione cupa del futuro nell’epistolario, affermando che “morirò qui” e che non avrebbe mai conosciuto i suoi nipoti, descrivendo il dolore di un addio mai avvenuto. “Dobbiamo continuare a difendere le idee fino al giorno in cui il regime non esisterà più”, affermava con determinazione.

Navalny è deceduto all’età di 47 anni in una colonia penale nella regione di Yamalo Nenets. Arrestato al suo rientro in Russia il 17 gennaio 2021, ha lamentato di non essere mai riuscito a mettere piede nel suo paese come uomo libero.

La moglie Yulia ha preso le redini del movimento dopo la sua scomparsa, condividendo le sue preoccupazioni sui pericoli che Navalny avrebbe potuto affrontare durante la detenzione.

Le parole di Yulia

Durante la sua visita in carcere, Navalny ha confidato alla moglie: “C’è una alta probabilità che non esca mai di qui.” Yulia ha espresso la sua comprensione della situazione critico della vita del marito, rivelando la loro connessione profonda e condivisa nella lotta per la libertà.