La Fuga di Moussa Sangare: Dove si È Nascosto Dopo l’Omicidio di Sharon Verzeni?

Le indagini sul delitto di Sharon Verzeni hanno rivelato un quadro complesso di depistaggi e tentativi di inganno da parte di Moussa Sangare, il principale sospettato, che ha successivamente confessato l’omicidio. Le forze dell’ordine hanno condotto un lavoro minuzioso e costante per scoprire la verità dietro questo crimine avvenuto a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo.

Un caso complesso e le prime indagini

Dopo il brutale omicidio della barista 33enne, gli investigatori si sono trovati di fronte a poche evidenze materiali. L’unico indizio disponibile era un video che mostrava un uomo in bicicletta fuggire dalla scena del crimine. Fortunatamente, due testimonianze cruciali hanno fornito indizi determinanti, conducendo all’arresto di Moussa Sangare.

Indizi e prove testimoni

Le dichiarazioni di due marocchini ventenni hanno avuto un ruolo fondamentale nel risolvere il caso. Queste informazioni hanno consentito agli inquirenti di collegare Sangare all’omicidio, che si è concluso con la sua confessione.

I tentativi di invisibilità di Moussa Sangare

Subito dopo il delitto, Sangare si è trasferito a Suisio, a pochi chilometri dalla scena dell’omicidio, dove ha cercato di nascondersi per circa un mese. Durante questo periodo, ha mantenuto un profilo basso e si è limitato a uscire solo di notte.

Avvistamenti e segnalazioni

Un vicino ha riportato di averlo visto indossare occhiali da sole nei pressi della sua abitazione, e il proprietario di una pizzeria ha confermato di averlo intravisto nei paraggi in precedenza. Questi avvistamenti hanno permesso agli investigatori di tenere sotto controllo le sue movimentazioni.

Modifiche furtive e tentativi di depistaggio

Per evitare di essere identificato, Sangare ha effettuato diverse modifiche alla propria bicicletta, cambiando il manubrio e i catarifrangenti. Questi accorgimenti non sono stati sufficienti a ingannare le forze dell’ordine, che hanno continuato a raccogliere prove inconfutabili a suo carico.

La confessione e il ritrovamento dell’arma

La pressione esercitata dagli investigatori ha finalmente portato Sangare a confessare l’omicidio, rivelando anche il luogo dove era nascosta l’arma del delitto a Medolago, nelle vicinanze dell’Adda. I sommozzatori hanno poi rinvenuto non solo il coltello, ma anche vestiti e scarpe che il killer indossava al momento del crimine.