Moussa Sangare: Scoperto il Segreto degli Inquirenti per il Suo Arresto

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Le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni hanno portato all’individuazione del presunto assassino, Moussa Sangare, dopo un mese di intensa attività investigativa. L’uomo, un rapper 31enne residente a Suisio, è accusato di aver commesso un omicidio premeditato. La scoperta di un tiro al bersaglio e di un ceppo di coltelli all’interno della sua abitazione ha suscitato particolare attenzione.

Identità del presunto killer

Moussa Sangare, originario di Suisio, è stato identificato come il colpevole proprio nel mese successivo all’omicidio. A seguito delle indagini, è emerso che Sharon Verzeni e Sangare non avevano alcun legame e che, secondo quanto dichiarato dall’assassino, non vi era un movente plausibile dietro il delitto:

“Non so perché l’ho fatto. Ho sentito l’impulso di colpire qualcuno, l’ho vista e l’ho uccisa.”

Dettagli del delitto

Il delitto è stato definito dagli inquirenti come “insensato”, con la procuratrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota, che ha affermato come Sharon fosse semplicemente “nel posto sbagliato al momento sbagliato”.

Processo investigativo

Le indagini che hanno portato all’arresto di Sangare si sono basate principalmente su registrazioni provenienti da telecamere di sorveglianza e sul lavoro di due testimoni chiave. I due giovani, di origine marocchina, hanno incrociato il sospetto poco prima dell’omicidio e hanno fornito descrizioni dettagliate:

  • Un uomo con bandana e cappellino.
  • Presenza di uno zaino e occhiali.

Queste informazioni hanno aiutato gli investigatori a ricostruire gli eventi che hanno portato all’omicidio.

Accuse nei confronti di Sangare

Le accuse contro Moussa Sangare includono omicidio premeditato aggravato da futili motivi. Sangare ha già precedenti per maltrattamenti e, durante l’interrogatorio, ha dichiarato di aver agito in preda a un improvviso raptus. Gli investigatori non sono convinti dalla sua versione:

“È uscito di casa con quattro coltelli, con l’intento di far male a qualcuno.”

Prove a carico

Le prove raccolte dagli inquirenti comprendono:

  • Il rinvenimento di un coltello a Medolago, vicino al fiume Adda.
  • Un cartone utilizzato come tiro al bersaglio con faccina disegnata e un ceppo di sei coltelli, di cui quattro mancanti.

Aspetti psichiatrici e difesa

L’avvocato difensore, Giacomo Maj, ha accennato alla possibilità di una condizione di natura psichiatrica per Sangare. Egli ha sottolineato la necessità di ulteriori valutazioni al riguardo:

“È prematuro, ma potrebbe esserci una problematica rilevante.”

Maria Cristina Rota ha espresso la propria perplessità riguardo alla sanità mentale di Sangare, affermando di non aver mai notato segni di alterazione, nonostante il suo passato di tossicodipendenza.

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