Il rapper Moussa Sangare: il killer di Sharon Verzeni che ha collaborato con star italiane

Il caso dell’omicidio di Sharon Verzeni ha recentemente subito un’importante accelerazione, con il fermo del presunto autore del delitto. Moussa Sangare, noto anche come Moses Sangare, è il rapper coinvolto nell’episodio che ha suscitato notevole attenzione mediatica e sociale.

sviluppi sull’omicidio di sharon verzeni

Oggi, venerdì 30 agosto, le indagini, avviate un mese fa, hanno portato all’identificazione di Moussa Sangare, un giovane di origini africane che ha confessato il suo coinvolgimento nell’omicidio avvenuto senza una chiara motivazione.

Alcuni residenti di Suisio, comune in cui vive Sangare, hanno confermato la sua identità di rapper. In particolare, è emerso un video su YouTube, con oltre 14 milioni di visualizzazioni, che lo presenta sotto il nome d’arte di ‘Moses Sangare’.

Una delle persone che lo conosceva ha dichiarato: “Anni fa ha collaborato alla canzone ‘Scusa’ di Izi. Aveva davanti una carriera, so che voleva anche partecipare a X Factor”. Inoltre, ha collaborato con Ernia e Izi in una canzone intitolata ‘Fenomeno’.

relazioni interpersonali e litigiosità

Riferimenti da parte dei vicini indicano che Sangare avesse rapporti conflittuali con la madre, con frequenti litigi uditi anche nelle ore notturne. Sembra che, tornato dagli Stati Uniti, fosse cambiato, tanto da risultare coinvolto in episodi violenti, tra cui dare fuoco alla propria abitazione.

In un ulteriore racconto, un vicino ha dichiarato: “Quattro o cinque mesi fa aveva picchiato la sorella, interpellando anche le forze dell’ordine”.

profilo di moussa sangare

Moussa Sangare, 31 anni, originario di Milano e attualmente residente a Suisio, è disoccupato e non aveva legami diretti con la vittima, colpita mentre tornava a casa da una passeggiata serale. Le indagini hanno rivelato che è stato ripreso da una videocamera di sorveglianza, sebbene non nel momento preciso del delitto, mentre si allontanava in bicicletta.

Il compito investigativo, condotto dal comando provinciale di Bergamo e coordinato dal pm Emanuele Marchisio e dalla procuratrice facente funzione Maria Cristina Rota, ha portato ad attribuire a Sangare gravi indizi di colpevolezza e il rischio di reiterazione del reato, occultamento delle prove e pericolo di fuga.