Un grave delitto ha scosso la comunità di Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, con l’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto tra il 29 e il 30 luglio 2024. Il caso ha assunto contorni drammatici con la confessione del principale sospettato, Moussa Sangare, un 31enne di cittadinanza italiana e origini nordafricane. Questo articolo analizza i dettagli dell’evento e il percorso che ha portato all’arresto di Sangare.
I dettagli dell’omicidio
Sharon Verzeni, 33 anni, è stata aggredita senza apparente motivo. La procura sostiene che l’omicidio sia stato compiuto con premeditazione. Sangare, identificato come l’“uomo in bici” dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, è stato arrestato dai carabinieri durante la notte del 29 agosto e ha confessato il crimine. Stando alle indagini, Sangare era in possesso di quattro coltelli, i quali sono stati rinvenuti nella zona dell’Adda insieme ai vestiti indossati la notte dell’omicidio. La procuratrice Maria Cristina Rota ha dichiarato che l’uomo era uscito con chiari intenti aggressivi. Non sono stati forniti motivi adeguati per il gesto violento, con Sangare che ha affermato di aver agito per impulso.
La ricostruzione del delitto
Secondo le dichiarazioni di Sangare, l’uomo avrebbe scelto Sharon in modo del tutto casuale, dopo aver tentato di interagire con altre persone. Prima dell’aggressione, avrebbe minacciato due ragazzini. Questi testimoni potrebbero fornire informazioni cruciali per le indagini. Dopo aver minacciato i giovani, Sangare ha seguito Sharon fino al momento dell’aggressione, avvenuta in via Castegnate, dove ha inflitto quattro coltellate fatali. Sangare è anche indagato per maltrattamenti nei confronti di madre e sorella.
I testimoni del delitto
Due testimoni chiave dell’aggressione, entrambi stranieri, hanno fornito testimonianze fondamentali per l’indagine. Si erano presentati spontaneamente ai carabinieri circa due settimane dopo l’omicidio. Queste dichiarazioni hanno permesso di identificare Sangare, il quale è stato rintracciato e interrogato come testimone.
Le dichiarazioni della famiglia
La famiglia di Sharon ha espresso un misto di sollievo e tristezza per l’esito delle indagini. Il padre di Sharon, Bruno Verzeni, ha condiviso la propria opinione affermando che la risoluzione del caso ha spazzato via molte speculazioni riguardo alla vita della figlia. In queste settimane, il compagno di Sharon, Sergio Ruocco, ha collaborato attivamente alle indagini, fornendo informazioni preziose agli investigatori. L’assassinio di Sharon resta, comunque, un evento drammatico che ha lasciato un segno profondo nella comunità.
- Moussa Sangare, sospettato dell’omicidio
- Sharon Verzeni, vittima dell’aggressione
- Maria Cristina Rota, procuratrice facente funzioni di Bergamo
- Bruno Verzeni, padre della vittima
- Sergio Ruocco, compagno di Sharon
- Due ragazzi di 15-16 anni, testimoni dell’incidente