Happysummer: Grazie per avere accettato l’intervita, posso darle del tu?
Caino: Ma certo, figurati… me ne dicono tante, vorresti darmi del lei?
Happysummer: In effetti… sei famoso per avere commesso il primo omicidio della storia.
Caino: La colpa è stata della società.
Happysummer: Ma c’eravate solo voi, e hai ucciso tuo fratello!
Caino: Buono, quello! Non faceva che dire “Sì, mamy”, “Sì, papy” e “My God”, a lui parlava in inglese, e tutti stravedevano per lui.
Happysummer: Gelosia, dunque. I tuoi genitori come l’hanno presa?
Caino: Non me ne parlare. Mamma non faceva che lamentarsi perché doveva partorire con gran dolore e papà perché doveva lavorare asciugandosi il sudore della fronte. Litigavano sempre, lui la accusava di averlo spinto a cogliere la mela e lei lo rimbeccava perché non gli aveva mica puntato una pistola, anche perché le pistole non c’erano.
Happysummer: Non andavano d’accordo?
Caino: Solo in una cosa: nel rimpiangere il Paradiso perduto.
Happysummer: Ora capisco! Sei cresciuto in una famiglia stressata, logorata da rimpianti, malcontenti e accuse reciproche, per forza di cose sei diventato un bambino complessato e, si sa, la frustrazione può portare alla schizofrenia e alla violenza degenerativa, come dice Paolo Crepet. Peccato che non vivesse allora! Oggi saresti seguito da uno stuolo di psicologi e psicanalisti e ti chiamerebbero in tv a esprimere le tue opinioni nei talk show.
Caino: Bei tempi, oggi!
Happysummer: Insomma… Comunque, tutta la mia solidarietà: posso stringerti la mano?
Caino: No, questo no!
Happysummer: Già, vero: “Nessuno tocchi Caino”