Nuove rivelazioni emergono sul caso di Giada Zanola, la giovane madre precipitata dal cavalcavia dell’A4, con sospetti e dettagli che gettano ulteriore luce sulla tragica vicenda.
confessione e ritrattazione dell’accusato
L’indagine sul delitto di Giada Zanola ha visto nuove evoluzioni, con la confessione iniziale del compagno Andrea Favero agli agenti della Polizia Stradale e alla Squadra Mobile di Padova. Favero avrebbe ammesso di aver gettato Giada dal cavalcavia dell’autostrada, ma la sua dichiarazione è stata successivamente ritrattata davanti al gip e al pm Giorgio Falcone, sostenendo un vuoto di memoria su quanto accaduto.
“L’ho afferrata per le ginocchia e l’ho sollevata oltre la ringhiera.”
uso della dichiarazione nel processo
Questa affermazione non sarà utilizzata come prova diretta nel procedimento giudiziario, ma entrerà a far parte del quadro complessivo degli indizi raccolti e sarà inclusa nell’ordinanza di custodia cautelare.
circostanze della caduta e sospetti degli inquirenti
Il corpo di Giada Zanola è stato ritrovato dopo una caduta di 15 metri ed è stato poi investito da un camion in corsa. L’autopsia non ha rilevato segni di violenza fisica, indicando che era ancora viva prima di cadere. Gli inquirenti stanno attendendo i risultati degli esami tossicologici per verificare se la donna fosse stata drogata, un’ipotesi che spiegherebbe come Favero sia riuscito a gettarla dal ponte nonostante una possibile resistenza.
sospetti di incapacità di difesa
Il parapetto alto 80 cm e la ringhiera di un metro rendono difficoltoso gettare una persona viva nel vuoto se questa è cosciente e in grado di difendersi. Gli investigatori sospettano quindi che Giada fosse in uno stato di incoscienza al momento dei fatti.
lite domestica e pressioni psicologiche
Durante l’interrogatorio, Andrea Favero ha menzionato una lite domestica avvenuta prima del tragico evento e ha riferito delle minacce di Giada riguardo al loro bambino. La giovane madre aveva rinviato le nozze previste per settembre e confidato alle amiche di essere vittima di continue liti. Alcune fotografie mostravano lividi sul suo corpo, confermando le tensioni con il compagno.
timori e ricatti
Giada aveva confidato alla sua migliore amica il timore che Andrea potesse drogarla e aveva subito ricatti legati a video intimi che l’uomo minacciava di diffondere online. La polizia sta ancora indagando su questi dettagli, ma il cellulare della vittima non è stato ancora ritrovato.