Dopo la rivista Wired, che lo ha incoronato «uomo dell’anno», oggi anche il New York Times elogia il Presidente Giorgio Napolitano, chiamato da alcuni «Re Giorgio».
Il quotidiano ha scritto che Napolitano, 86 anni, «ha coronato il mese scorso la sua brillante carriera orchestrando uno dei passaggi politici più complessi della storia italiana del dopoguerra, e che rimane una garanzia di stabilita’ politica in un periodo turbolento», e che «la sua operazione risulta ancora più impressionante se si considera che la presidenza italiana è una carica altamente simbolica, priva di potere esecutivo. Ma Napolitano, ha spinto quella carica fino al suo limite diventando un power broker».
L’articolo continua parlando di come Napolitano abbia «impiegato mesi nel preparare il terreno alla transizione», aiutato dalla sua forte popolarità. Il quotidiano sottolinea la «maestosa difesa delle istituzioni democratiche italiane» di Napolitano, l’abilità di agire dietro le quinte per portare a un rapido cambiamento dal «governo cinematografico di Silvio Berlusconi a quello tecnocratico di Mario Monti». «Nel mondo sottosopra dell’Italia di Berlusconi, dove la vita privata del primo ministro arriva a mettere in ombra il lavoro del governo, Napolitano è emerso come l’anti-Berlusconi. Con al suo fianco la elegante e grintosa moglie Clio, avvocato sposata nel 1959, Napolitano è arrivato a essere visto come l’incarnazione di un’Italia differente, un’Italia di virtù civiche».
«C’è stato un tempo – scrive ancora – in cui era impensabile che un presidente americano ringraziasse Napolitano, che era essenzialmente il ministro degli Esteri del Partito comunista italiano, o che soltanto lo chiamasse». Il Nyt ripercorrendo la carriera del Presidente, ha ricordato gli incontri segreti avuti con l’Ambasciatore Usa in Italia durante l’amministrazione di Jimmy Carter, e di come Henry Kissinger parlasse di lui come del suo «comunista preferito».
L’articolo si chiude con queste parole: «Oggi, gli italiani guardano a Napolitano perché guidi la nave di uno Stato con perizia discreta mentre Monti e la sua squadra di tecnocratici affrontano la sfida proibitiva di modernizzante l’economia scricchiolante dell’Italia».