Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha accolto con elogi il Professore, definendolo «un patrimonio per l’Europa». Anche Hermann Van Rompuy, presidente del consiglio europeo, ha ammesso che «l’Italia è tornata nell’Europa che conta». Il nostro premier non minimizza sulla crisi ma, nell’incontro con Barroso, ha rassicurato l’Europa descrivendo la «maggioranza amplissima in Parlamento, molto più ampia rispetto al governo precedente», e ha aggiunto che farà «di tutto per mantenere vivo il consenso più ampio ed un clima meno conflittuale», garantendo «equità» e «sostegno del Parlamento e delle forze sociali». «Massima e maggiore incisività nell’adozione delle riforme strutturali». Così il premier ha sciolto anche i dubbi sollevati nei giorni scorsi sulla intenzione e sulla fattibilità dell’azzeramento del deficit entro i prossimi due anni.
Barroso però, dopo gli elogi e dopo aver riconosciuto a Monti «l’autorità per guidare l’Italia», ha precisato che «dal premier nessuno si aspetta miracoli o cambiamenti magici, ma lui ha una responsabilità storica e la sfida che ha davanti è immensa». «L’uscita dell’Italia dalla crisi non è uno sprint, ma una maratona. Deve continuare a fare sforzi per guadagnare più fiducia degli investitori perché ci sono ancora preoccupazioni considerando l’evoluzione degli spread. E noi vigileremo, continueremo il monitoraggio regolare delle azioni di riforme economica dell’Italia. Il rapporto verrà presentato all’Eurogruppo» di lunedì.
La risposta pronta di Monti, da buon europeista, è stata :«Il monitoraggio dell’Unione è benvenuto ci aiuta a essere migliori nelle nostre politiche, da Bruxelles non ci arrivano vincoli burocratici ma indicazioni». Il monitoraggio non deve essere vissuto come «un adempimento burocretico ma come un aiuto per essere migliori nelle nostre politiche».
Per il premier Monti è stato il primo incontro in Europa da primo ministro ed è stato anche il primo passo per la riqualificazione del ruolo dell’Italia nello scenario europeo: da vigilato speciale ad interlocutore. «Sarò sempre a fianco della Commissione», con queste parole ha però voluto sottolineare, alla vigilia del trilaterale con la Merkel e Sarcozy, che la strada che intende intraprendere è quella che passa attraverso il metodo comunitario e non attraversi “club esclusivi”.
L’intenzione di Monti è di «mettere l’Europa al centro dell’attività di governo e dall’altra di contribuire il più possibile allo sviluppo armonioso e forte dell’Unione europea». «Noi siamo per il metodo comunitario e non intergovernativo. E’ nell’interesse nazionale italiano che l’Europa si sviluppi con il metodo comunitario».
Il Professore ha inoltre anticipato a Barroso ciò che probabilmente dirà anche nel trilaterale di domani, e cioè: o si attenua il risanamento in caso di recessione, o si tolgono dal conteggio del deficit la spesa pubblica in investimenti. «Servono interventi urgenti e ridisegni strutturali sull’eurozona». A cominciare dagli eurobond, le obbligazioni europee invise alla Germania, ma amate dalla Commissione: «Non devono esserci tabù. Già in passato ho proposto gli eurobond, come Juncker e Tremonti e resto dell’idea che debbano essere intesi come uno strumento che possa contribuire a fare del mercato una forza più stabile per disciplinare i bilanci pubblici. Se ne parlerò con la Merkel? Non lo so. Ma sono stato sollecitato ad apportare considerazioni e idee nuove».
«Così rischiano di mandare a fondo l’euro, ma comunque l’Italia non violerà mai gli impegni presi perché le regole se si cambiano, si cambiano per tutti».
Le idee di Monti non sono sconosciute in Europa e siamo certi che queste idee infiammeranno il dibattito dei prossimi giorni.