Riforma della giustizia: separazione delle carriere e Csm al Senato

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Il dibattito sulla riforma della giustizia in Italia si intensifica, con l’arrivo al Senato di un’importante proposta legislativa. Tale provvedimento, che è stato approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati, prevede significative modifiche all’ordinamento giurisdizionale.

Separazione delle carriere e riforma del Csm

La proposta di legge costituzionale contempla la separazione delle carriere tra i magistrati giudicanti e quelli requirenti. Essa introduce anche una ristrutturazione del Consiglio superiore della magistratura (Csm), prevedendo la creazione di due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica.

Componenti dei Consigli superiori

I membri di diritto per ciascun consiglio includono il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale della Corte di Cassazione. Gli altri componenti saranno selezionati attraverso sorteggio da un elenco composto da professori universitari in materie giuridiche e avvocati con almeno quindici anni di esperienza. Questi ultimi verranno eletti dal Parlamento entro sei mesi dall’insediamento.

  • Primo presidente della Corte di Cassazione
  • Procuratore generale della Corte di Cassazione
  • Professori ordinari in materie giuridiche
  • Avvocati con oltre quindici anni di esercizio

Istituzione dell’Alta Corte disciplinare

Un’altra innovazione significativa è l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, che avrà la competenza per le questioni disciplinari riguardanti i magistrati ordinari, sia giudicanti che requirenti. Questa corte sarà composta da quindici giudici, tra cui tre nominati dal presidente della Repubblica e tre scelti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento.

Composizione dell’Alta Corte

L’Alta Corte includerà anche sei magistrati giudicanti e tre requisiti estratti a sorte dalle rispettive categorie professionali. È prevista la possibilità per gli interessati di impugnare le sentenze emesse dall’Alta Corte davanti allo stesso organismo, ma in composizione differente rispetto al primo grado.