Lavoro e occupazione: analisi dei dati Istat svelati

La situazione del mercato del lavoro in Italia mostra segnali di crescita, ma la qualità dei posti di lavoro e il contesto economico restano temi di dibattito. Le recenti statistiche rivelano un aumento degli occupati, ma le interpretazioni variano a seconda delle fonti e delle analisi effettuate.

I numeri dell’Istat nel primo trimestre 2025

I dati pubblicati dall’Istat evidenziano un trend positivo: il numero degli occupati è aumentato di 141 mila unità (+0,6%) rispetto al quarto trimestre del 2024. Questo incremento è dovuto principalmente alla crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+143 mila, +0,9%) e degli autonomi (+18 mila, +0,3%). Si registra anche una diminuzione dei dipendenti a termine (-20 mila, -0,8%). Inoltre, il numero dei disoccupati è aumentato di 16 mila unità (+1,0% in tre mesi), mentre gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono diminuiti di 157 mila unità (-1,3%). Questi dati hanno portato a un incremento del tasso di occupazione che ora si attesta al 62,7%, con una stabilità nel tasso di disoccupazione al 6,1% e una diminuzione del tasso di inattività al 33,1% (-0,4 punti).

Cosa dicono i dati: la lettura del governo

I dati sono stati interpretati dal governo come segno di una crescita significativa nel mercato del lavoro. Tommaso Foti, ministro per gli Affari Europei e le politiche di coesione, ha dichiarato che questi risultati rappresentano un “successo senza precedenti”, sottolineando l’efficacia delle politiche adottate dall’amministrazione Meloni. Secondo Foti, queste politiche attive per il lavoro hanno sostituito approcci inefficaci precedenti.

Cosa c’è dietro i dati: qualità dell’occupazione e legame con il Pil

Le interpretazioni alternative emergono da fonti come la Cgil che mettono in discussione la qualità dell’occupazione generata. Nonostante l’aumento complessivo degli occupati (+282 mila su base annua), gran parte della crescita riguarda forme precarie o sottopagate. I contratti a termine sono diminuiti drasticamente (-173 mila), mentre gli autonomi sono aumentati (+110 mila). Molti contratti stabili risultano solo nominalmente tali poiché spesso comportano orari ridotti non per scelta personale ma per necessità aziendale. Il tasso di inattività rimane elevato al 33,2%, indicando che molte persone hanno smesso di cercare lavoro nonostante ne abbiano bisogno.

Un’analisi simile proviene da Carlo Calenda che sottolinea come l’aumento dell’occupazione avvenga in un contesto economico stagnante. Egli evidenzia la disparità nei salari nel settore terziario e definisce l’attuale economia come “para schiavistica”, richiamando attenzione sulla necessità urgente di affrontare questo problema.

  • Tommaso Foti – Ministro per gli Affari Europei
  • Carlo Calenda – Segretario di Azione
  • Luca Ricolfi – Sociologo
  • Fabio Insenga – Giornalista
  • Cgil – Sindacato italiano