Eutanasia, il caso che arriva per la prima volta in Corte costituzionale

Il tema del fine vita ha raggiunto un’importanza cruciale, approdando per la prima volta in Corte Costituzionale attraverso il caso di una donna toscana, affetta da paralisi totale, che richiede assistenza medica per poter accedere al suicidio assistito. La questione legale sollevata dal tribunale di Firenze potrebbe avere ripercussioni significative sulla legislazione attuale.
Il caso di Libera
Libera (nome di fantasia scelto per tutelare la privacy) è una donna toscana di 55 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva e completamente immobilizzata. Sebbene soddisfi i requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 242/2019 per accedere al suicidio medicalmente assistito, non è in grado di assumere autonomamente il farmaco letale a causa della sua condizione fisica. È infatti dipendente dai suoi caregiver per tutte le attività quotidiane e ha difficoltà nel deglutire.
Libera ha rifiutato la sedazione profonda perché desidera mantenere lucidità fino alla fine della sua vita. Assistita dai suoi legali, coordinati da Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni, ha presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze affinché il suo medico possa somministrarle direttamente il farmaco.
Le richieste legali
L’avvocata Filomena Gallo, legale di Libera, sottolinea che la sua assistita possiede i requisiti necessari secondo la sentenza Cappato ma è impossibilitata ad autosomministrarsi il farmaco letale. Pertanto, è stata avanzata richiesta al giudice del tribunale di Firenze per autorizzare il medico a procedere con la somministrazione del farmaco indicato dall’azienda sanitaria.
- Filomena Gallo
- Marco Cappato
Il giudice fiorentino ha sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardante l’articolo 579 del codice penale, evidenziando un possibile contrasto con diversi articoli della Costituzione italiana. Libera sta vivendo sofferenze insopportabili e attende urgentemente l’intervento della Corte Costituzionale durante l’udienza pubblica fissata per il prossimo 8 luglio.
Impatto sulla legislazione vigente
Se la Corte dovesse dichiarare incostituzionale il divieto assoluto alla somministrazione del farmaco letale da parte di un medico nelle condizioni previste dalla sentenza n. 242/2019, si aprirebbero nuove possibilità per molte persone malate che oggi sono discriminate a causa dell’impossibilità all’autosomministrazione.