Deborah Cornwall e il mistero del nome di Camilla

deborah cornwall: un nome simbolico nella storia di diana
Il nome Deborah Cornwall è stato creato dalla principessa Diana per eludere l’attenzione di paparazzi e inseguitori. Questo pseudonimo venne utilizzato durante le prove per il suo famoso abito nuziale, con il quale, il 29 luglio 1981, attraversò la navata della Cattedrale di Saint Paul a Londra, diretta verso il futuro re Carlo.
l’origine del nome e il suo significato
Recentemente, la stilista Elizabeth Emanuel ha rivelato nel documentario “Secrets of Diana’s Wedding Dress”, che andrà in onda su Channel 5, come questo nome sia stato scelto per proteggere l’identità di Diana durante i preparativi del matrimonio. A distanza di quattro decenni, il nome ha riacquistato importanza non solo legata al titolo reale temporaneo assunto da Diana ma anche alla figura della regina Camilla.
scelte pratiche dietro lo pseudonimo
Secondo quanto affermato dalla Emanuel, lo pseudonimo fu adottato per facilitare la partecipazione di Diana alle prove e consentirle di effettuare telefonate in modo riservato. Il cognome Cornwall, infatti, rappresentava un omaggio al ducato detenuto dal principe Carlo e al titolo che Diana avrebbe assunto dopo le nozze: duchessa di Cornovaglia. All’epoca, era conosciuta principalmente come principessa di Galles; oggi tale titolo è associato strettamente a Camilla.
la segretezza attorno all’abito nuziale
Oltre al nome inventato da Diana, il documentario esplora gli sforzi del team dei designer per mantenere segreta la creazione dell’abito. I giornalisti tentavano addirittura di corrompere il personale e rovistavano nei cestini della spazzatura. Per evitare fughe di notizie, furono assunte due guardie di sicurezza a tempo pieno e realizzato un secondo abito da sposa come riserva.
- Diana Spencer (Principessa del Galles)
- Carlo (Principe del Galles)
- Elizabeth Emanuel (stilista)
- David Emanuel (stilista)
- Cammila Parker Bowles (Regina Camilla)
dettagli dell’abito finale
L’abito finale presentava uno strascico record di 7,6 metri ed era adornato con pizzo cucito a mano e maniche voluminose. Questa creazione consolidò lo status di Diana come icona globale dello stile. Nonostante l’apparenza spettacolare dell’abito, vi era un team dedicato che operava in condizioni difficili sotto forte pressione. Si racconta che durante le prove la vita della principessa si fosse ridotta a 58 centimetri, costringendo i designer a modificare alcune parti del corpetto.
Anche Elizabeth Emanuel riconosce l’importanza dell’esperienza vissuta nel creare quell’abito: “Da allora ha davvero dominato la mia vita”, afferma nel documentario.