Israele avvia una nuova offensiva nella Striscia di Gaza

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operazione ‘carri di gedeone’ avviata

L’esercito israeliano ha comunicato l’inizio della sua nuova offensiva nella Striscia di Gaza, denominata ‘Carri di Gedeone’. Secondo quanto riportato da ‘The Times Of Israel’, l’IDF ha intrapreso attacchi su vasta scala e mobilitato truppe per conquistare aree strategiche nel territorio.

La dichiarazione dell’esercito sottolinea che le operazioni hanno come obiettivo il rilascio degli ostaggi e la sconfitta del gruppo Hamas. Le truppe dell’IDF nel Comando Sud continueranno a lavorare per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani e raggiungere gli obiettivi prefissati.

obiettivi dell’offensiva

Secondo i funzionari militari, l’offensiva mira a:

  • Conquistare Gaza e controllarne il territorio.
  • Spostare la popolazione civile palestinese verso il sud della Striscia.
  • Attaccare Hamas.
  • Impedire al gruppo di gestire le forniture di aiuti umanitari.

il piano di reinsediamento proposto da trump

Nell’ambito delle dinamiche geopolitiche, il presidente statunitense Donald Trump sta elaborando un piano per trasferire in modo permanente fino a 1 milione di palestinesi dalla Striscia di Gaza alla Libia. Questa informazione è stata diffusa da NBC News, citando fonti riservate che sono a conoscenza della questione. Il piano è stato considerato così seriamente che ci sarebbero stati colloqui con la leadership libica.

A fronte del reinsediamento, l’amministrazione americana potrebbe sbloccare miliardi di dollari congelati nei confronti della Libia da oltre dieci anni. Non è stato raggiunto alcun accordo definitivo e Israele è stato aggiornato sulle discussioni in corso. Un portavoce dell’amministrazione USA ha negato tali notizie, affermando che “la situazione sul campo è insostenibile per un piano simile”.

dichiarazioni da parte di hamas

Basem Naim, un alto esponente di Hamas, ha dichiarato che il gruppo non era a conoscenza delle discussioni riguardanti il trasferimento dei palestinesi in Libia. Ha ribadito che solo i palestinesi devono avere voce in capitolo sulle decisioni riguardanti il loro futuro.