Esercito con età media di 59 anni, calenda accusa il governo di inefficienza

critiche di carlo calenda sulla spesa militare del governo meloni
Il tema della difesa nazionale è tornato a essere centrale nel dibattito politico italiano, specialmente in un periodo caratterizzato da crescenti tensioni internazionali. L’Europa e l’Italia devono affrontare nuove sfide riguardanti la sicurezza, dove si evidenzia la necessità di potenziare le capacità militari mentre si rispettano i vincoli economici imposti dal Patto di Stabilità. In questo contesto, emergono le critiche del leader di Azione, Carlo Calenda, riguardo alle strategie del governo per raggiungere il 2% del PIL destinato alla difesa.
il confronto politico e le posizioni di calenda
Nell’ambito del premier time al Senato, Calenda ha espresso il suo disappunto nei confronti delle decisioni governative riguardanti la spesa militare. Rivolgendosi alla premier Giorgia Meloni, ha manifestato preoccupazioni sul metodo scelto dall’esecutivo per conseguire l’obiettivo del 2% del PIL per la difesa, come stabilito dagli impegni NATO.
Calenda ha sottolineato che: “Esiste una grande confusione su un tema cruciale come quello della difesa e della sicurezza nazionale. Le affermazioni del ministro Crosetto circa l’inadeguatezza dell’esercito in questo contesto geostrategico sono inequivocabili. Senza una deroga al Patto di Stabilità, non sarà possibile avere una Difesa adeguata ai tempi.”
Inoltre, ha criticato l’approccio governativo basato su spostamenti contabili, piuttosto che su aumenti reali delle risorse destinate alla difesa. La sua posizione mette in luce preoccupazioni relative alla trasparenza e alla sostenibilità a lungo termine delle scelte effettuate.
dichiarazioni sulla necessità di investimenti concreti nella difesa
Nella sua replica, Calenda ha evidenziato: “Desidero sapere se ci saranno acquisti significativi come missili aggiuntivi e in quale misura verrà incrementato il bilancio. Affrontare questa fase storica con un esercito con un’età media di 59 anni ci riduce a Paese di serie C.”
Tale dichiarazione evidenzia il timore che l’Italia non stia investendo sufficientemente nel rinnovamento delle proprie forze armate, rischiando così di non essere pronta ad affrontare le sfide future. La questione rimane quella delle risorse effettive: sarà il governo capace di garantire una difesa moderna o si limiterà a manovre contabili?
L’atteso chiarimento potrebbe giungere solo con l’approvazione del prossimo bilancio, momento in cui sarà possibile verificare se alle parole seguiranno realmente azioni concrete.