Attentato in Kashmir: reazione forte dell’India contro il Pakistan

attentato a pahalgam: l’india accusa il pakistan e sospende il trattato delle acque

Il 22 aprile 2025, un attentato ha colpito Pahalgam, situata nel Kashmir amministrato dall’India, causando la morte di ventisei persone e ferendo numerosi altri. Questo tragico evento ha scosso profondamente l’intero paese e ha portato il governo indiano ad accusare immediatamente il Pakistan, senza però fornire evidenze concrete a sostegno di tali affermazioni.

L’immediata reazione politica è stata caratterizzata da una risposta decisa. La strategia adottata dal governo di Narendra Modi sembra inserirsi in un contesto più ampio, dove la tragedia viene sfruttata per ottenere consenso interno e giustificare politiche aggressive.

Missili balistici

“il nostro 7 ottobre”: un paragone significativo

Particolare rilievo ha assunto la definizione dell’attacco come “il nostro 7 ottobre”, richiamando alla mente gli attacchi perpetrati da Hamas contro Israele nel 2023. Tale comparazione non rappresenta solo una metafora, ma si configura come una narrazione politica mirata a assimilare la minaccia percepita dall’India con quella vissuta da Israele.

Questa scelta retorica serve a legittimare politiche più dure e alimentare sentimenti di nazionalismo. Presentare l’attacco come equivalente a eventi globali consente al governo di Modi di mobilitare l’opinione pubblica verso misure straordinarie e una postura internazionale più incisiva.

sospensione del trattato delle acque: una mossa rischiosa?

A seguito dell’attentato, l’India ha annunciato la sospensione unilaterale del Trattato delle Acque dell’Indo, firmato nel 1960 per regolare le risorse idriche tra India e Pakistan. Questa decisione è ufficialmente presentata come risposta al “terrorismo transfrontaliero“. Esperti avvertono che l’India non possiede le infrastrutture necessarie per interrompere rapidamente il flusso d’acqua.

Tale sospensione appare quindi più come un gesto simbolico che come una misura operativa, destinata a inviare un messaggio di forza e controllo. Questo approccio potrebbe rivelarsi controproducente, minando la fiducia internazionale e spingendo Islamabad verso azioni diplomatiche reattive.

Dopo queste accuse, il Pakistan, oltre a respingerle categoricamente, ha richiesto un’inchiesta internazionale ed espresso la possibilità di sospendere l’Accordo di Shimla del 1972, che finora aveva limitato le ingerenze internazionali sul Kashmir. La cancellazione dell’accordo potrebbe riportare la questione all’attenzione delle Nazioni Unite, esponendo ulteriormente l’India a pressioni internazionali crescenti.

Anche se motivazioni politiche possono sembrare giustificate dalla situazione attuale, trasformare una tragedia in uno strumento per promuovere una politica estera aggressiva può generare tensioni elevate e avvicinare il rischio di conflitti. La via della diplomazia, oggi più che mai, risulta essere fondamentale per prevenire escalation incontrollabili nella regione.