Norvegia riapre i bunker per prepararsi alla tensione con la Russia

riapertura delle basi militari norvegesi per affrontare la minaccia russa

Negli ultimi anni, il panorama geopolitico globale ha subito notevoli cambiamenti, influenzando anche la Norvegia. Il conflitto in Ucraina ha riacceso tensioni tra Occidente e Russia, riportando alla luce timori storici. I Paesi che confinano o si trovano nelle vicinanze della Russia stanno rivedendo le proprie strategie di difesa.

la norvegia e il ritorno a misure di sicurezza della guerra fredda

In questo contesto, la Norvegia, membro della NATO e confinante con la Russia nel Circolo Polare Artico, ha avviato azioni concrete che richiamano pratiche tipiche del periodo della Guerra Fredda.

Durante quel periodo, Oslo aveva realizzato migliaia di strutture sotterranee destinate a scopi militari. Questi rifugi includevano bunker scavati nella roccia, hangar invisibili ai nemici e centri di comando protetti da attacchi nucleari. Tali strutture erano progettate per garantire la sopravvivenza delle forze armate norvegesi in caso di conflitto con l’URSS. Con la fine della Guerra Fredda, molte di queste basi furono dismesse o abbandonate.

basi strategiche: bardufoss e olavsvern

L’attuale scenario è mutato significativamente. La percezione della minaccia russa è tornata a farsi sentire e la Norvegia ha deciso di riattivare due delle sue basi più cruciali: la stazione aerea di Bardufoss e la base navale sotterranea di Olavsvern. Quest’ultima, scavata all’interno di una montagna e protetta da quasi 300 metri di roccia, era stata chiusa e venduta a privati; ora è nuovamente sotto controllo militare e soggetta a potenziamento.

D’altra parte, Bardufoss ospiterà i caccia F-35 norvegesi, moderni velivoli che necessitano protezione contro attacchi asimmetrici come quelli effettuati con droni economici. Le immagini dei tunnel rinforzati e dei nuovi sistemi installati comunicano un messaggio inequivocabile: la Norvegia si sta preparando.

L’aspetto centrale è che Oslo ha scelto di ripristinare strutture militari nascoste e strategiche in risposta all’aggressività russa, segnando un ritorno alla logica della deterrenza tipica della Guerra Fredda.