Terapia italiana per rallentare la malattia di bruce willis

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Recenti ricerche condotte dalla Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma hanno evidenziato il potenziale terapeutico degli endocannabinoidi nel migliorare le condizioni dei pazienti affetti da demenza frontotemporale. Questa patologia, nota per colpire anche la celebre star di Hollywood Bruce Willis, presenta sfide significative nella gestione e nel trattamento.

Studio sugli endocannabinoidi

La ricerca ha mostrato che il trattamento con la molecola co-ultraPeaLut può rallentare la progressione dei sintomi nei pazienti rispetto al placebo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Brain Communications e provengono dal lavoro del gruppo diretto da Giacomo Koch, vice-direttore scientifico della Fondazione. Il primo autore dello studio è Martina Assogna, che ha dimostrato come l’associazione tra palmitoiltanolamide (Pea) ultramicronizzata e l’antiossidante flavonoide luteolina (Lut) possa ridurre i sintomi cognitivi in un periodo di sei mesi.

Cos’è la demenza frontotemporale

La demenza frontotemporale è una patologia neurodegenerativa che interessa principalmente i lobi frontali e temporali del cervello. Rappresenta la terza causa più comune di demenza nella popolazione generale ed è particolarmente prevalente tra individui di età compresa tra 45 e 65 anni. La malattia si manifesta con disturbi comportamentali e compromissione delle funzioni cognitive, portando a deficit nelle capacità di ragionamento e interazione sociale.

Sintomi della patologia

I sintomi della demenza frontotemporale possono variare notevolmente. Sono state identificate tre principali sindromi cliniche:

  • Variante comportamentale della Ftd: influisce sul comportamento e sull’interazione sociale.
  • Afasia progressiva primaria – variante agrammatica: compromette la produzione del linguaggio.
  • Afasia progressiva primaria – variante semantica: ostacola la comprensione del linguaggio.

Terapie per la demenza

Le recenti scoperte suggeriscono che la neuroinfiammazione gioca un ruolo cruciale nello sviluppo della demenza frontotemporale. È emersa l’ipotesi che farmaci mirati a modulare questa infiammazione cerebrale possano rallentare la progressione della malattia. Uno studio pilota del 2020 ha esaminato gli effetti della somministrazione di co-ultraPeaLut su pazienti affetti da demenza frontotemporale, mostrando effetti migliorativi sulle funzioni cognitive attraverso la modulazione dell’attività dell’acido γ-amminobutirrico (Gaba).

Un successivo studio clinico randomizzato ha coinvolto 50 pazienti trattati con co-ultraPeaLut per valutare sicurezza ed efficacia. I risultati hanno indicato una riduzione significativa nella gravità globale della malattia e un mantenimento delle autonomie quotidiane nei pazienti trattati rispetto al gruppo placebo.

Soggetti coinvolti nello studio:
  • Giacomo Koch – Vice-direttore scientifico
  • Martina Assogna – Primo autore dello studio
  • Silvana Morson – Presidente Aimft