Delitto di Garlasco: nuove indagini sul Dna che riaprono il caso

nuove analisi del dna e il caso del delitto di garlasco

Il delitto di Garlasco, avvenuto nell’estate del 2007, rappresenta uno dei casi di cronaca nera più controversi in Italia. Questa vicenda ha avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica e sul sistema giudiziario nazionale, culminando nella condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015. A distanza di quasi due decenni dall’evento, nuovi elementi potrebbero riaprire la questione, suscitando nuovamente l’interesse per questo caso complesso.

il contesto giudiziario del delitto di garlasco

Dopo la sentenza che ha inflitto a Stasi una pena di 16 anni, il caso sembrava chiuso. Negli anni successivi, la difesa ha tentato ripetutamente di richiedere una revisione del processo, evidenziando elementi ritenuti trascurati o mal interpretati durante le indagini iniziali. Al centro della nuova strategia difensiva vi sono le tracce di Dna rinvenute sulle unghie della vittima, Chiara Poggi.

I legali di Stasi affermano che egli mantiene una posizione razionale e fiduciosa nel fatto che giustizia verrà fatta poiché si è sempre dichiarato estraneo ai fatti. Nonostante ciò, non è prevista un’istanza immediata per la revisione: “Non abbiamo fretta di intraprendere azioni clamorose”, hanno dichiarato i suoi avvocati.

Dall’altra parte, i rappresentanti della famiglia Poggi sottolineano che questo è solo l’ennesimo tentativo di mettere in discussione un verdetto già stabilito da numerosi magistrati.

il ruolo cruciale del dna nelle nuove indagini

L’elemento che ha riacceso l’attenzione sul delitto di Garlasco è legato a Andrea Sempio, il cui possibile coinvolgimento era già stato ipotizzato in precedenza. La difesa di Stasi punta ora su tracce biologiche compatibili con il suo Dna.

Nelle prossime settimane si prevede l’esecuzione di ulteriori accertamenti genetici, coordinati dalla Procura di Pavia, per determinare se tali tracce possano effettivamente essere attribuite all’aggressore. I legali hanno espresso interesse per la consulenza della Procura e anticipano eventuali richieste future per la revisione.

A distanza di diciotto anni dal crimine, il padre della vittima ha manifestato preoccupazione riguardo al riemergere del caso: “Pensavamo fosse finita”, ha dichiarato. Per la famiglia Poggi, rivivere questa situazione rappresenta un dolore mai completamente sopito.

  • Alberto Stasi
  • Chiara Poggi
  • Andrea Sempio
  • Papa della vittima Chiara Poggi
  • Membri della famiglia Poggi

Mentre le indagini continuano e si approfondiscono le verifiche sul Dna, Alberto Stasi nutre la speranza di dimostrare la propria innocenza e ottenere finalmente una revisione del processo.