Elezioni in Bielorussia: la farsa del voto per la riconferma di Lukashenko tra paura e repressione

Un clima di insicurezza e repressione contraddistingue le attuali elezioni in Bielorussia, le prime da quando, nel 2020, l’oppositrice Svyatlana Tsikhanouskaya ha dimostrato una notevole resistenza nei confronti di Aleksandr Lukashenko, che guida il paese dal 1994. Questi eventi pongono in evidenza la situazione politica precaria e la tensioni sociali che caratterizzano la nazione.
Candidati alle elezioni
Cinque gli aspiranti protagonisti: Lukashenko, tre candidati da partiti pro-governativi, e Hanna Kanapatskaya, ufficialmente indipendente, ma riconosciuta dall’opposizione come rappresentante del regime sempre più allineato con la Russia di Vladimir Putin.
Futuro di Lukashenko
L’attuale consultazione elettorale potrebbe segnare una svolta storica, visto che Lukashenko ha 70 anni e si trovano già voci sui suoi problemi di salute. Recentemente ha enfatizzato la necessità di un ‘rinnovo generazionale‘ nella politica bielorussa. Il passaggio del potere potrebbe avvenire a favore di uno dei suoi figli, in particolare Mikalay, noto come Kolya, che ha vent’anni, oppure al Consiglio di Sicurezza dell’Assemblea di tutti i popoli della Bielorussia, ente presieduto dallo stesso Lukashenko.
Campagna elettorale
La campagna elettorale ha avuto luogo in un contesto di crescente tensione. Non ci sono media indipendenti, e il governo ha intensificato la repressione nei confronti dell’opposizione e della società civile: dal 2020, sono state chiuse oltre 1.161 ONG. Attualmente si contano 1.246 prigionieri politici, tra cui il Premio Nobel per la Pace Ales Byalyatski e numerosi attivisti e giornalisti.
Situazione dei prigionieri politici
Misure draconiane hanno condotto molti a una condizione di scomparsa forzata, privati di contatti con familiari e legali per oltre un anno. In aggiunta, più di 3.270 persone sono state condannate in relazione alle proteste successive al voto del 2020, con il totale di coloro che hanno subito condanne politiche che potrebbe essere significativamente più alto.
Repressione del regime
Lukashenko, in un video su TikTok, ha minimizzato l’importanza del voto, affermando che non c’era bisogno di affannarsi. Notevoli sono le misure intimidatorie adottate dal regime, come la rimozione dei figli dagli attivisti dell’opposizione. Negli ultimi anni, oltre 1.225 uomini, 595 donne e 467 coppie hanno subito la perdita dei diritti genitoriali, in molti casi motivata da ragioni politiche.
Controllo sociale e intimidazione
Le famiglie degli attivisti vengono monitorate severamente, con visite non annunciate da parte delle autorità. Coloro che non si conformano ai requisiti stabiliti rischiano l’allontanamento dei propri figli e la rimozione dei diritti genitoriali. Situazioni come quella di Vasyl, che ha lasciato la Bielorussia per proteggere la propria famiglia, sono sempre più comuni.