La crisi di Netanyahu: il governo traballa tra pressioni da destra e il compromesso su Gaza

L’attuale situazione in Israele è caratterizzata da un imperativo di stabilità politica mentre si affrontano sfide significative legate al cessate il fuoco a Gaza e alle pressioni interne ed esterne sul governo. Il primo ministro Benjamin Netanyahu si trova ora in una posizione precaria, gravato dalla necessità di gestire le reazioni pubbliche e diplomatiche riguardanti l’accordo in discussione.

Situazione politica in Israele

Il cessate il fuoco a Gaza, previsto per domenica, sta generando forte tensione all’interno del governo israeliano. Netanyahu è sotto esame non solo per l’attuazione dell’accordo ma anche per i tre procedimenti legali che lo coinvolgono. La sua gestione della situazione potrebbe influenzare la sua posizione politica a breve termine.

Difficoltà interne e alleanze fragili

Nelle ultime ore, Netanyahu ha accusato Hamas di non rispettare parti dell’accordo, ritardando la riunione del governo progettata per approvarlo. Le reazioni interne sono state immediate, specialmente da parte di esponenti dell’ala destra religiosa israeliana, come i ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, i quali hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti dell’intesa, sostenendo che favorisce Hamas.

Rischi politici imminenti

Il partito di Smotrich ha dichiarato l’accordo “cattivo e pericoloso” e ha chiesto garanzie a Netanyahu per un immediato ripristino delle operazioni militari se l’accordo non fosse andato come previsto. La perdita del supporto di questi membri della Knesset potrebbe esporre Netanyahu a un significativo rischio politico, considerato che il suo attuale sostegno è di 68 deputati su 120.

  • Benjamin Netanyahu – Primo Ministro
  • Itamar Ben Gvir – Ministro della Sicurezza Nazionale
  • Bezalel Smotrich – Ministro delle Finanze

Conseguenze di un fallimento dell’accordo

Se l’intesa dovesse naufragare, la pressione proveniente dall’opinione pubblica e dalle famiglie degli ostaggi probabilmente aumenterebbe considerevolmente. Le tensioni interne potrebbero portare infine a elezioni anticipate, rendendo l’orizzonte politico di Netanyahu incerto. Inoltre, l’ira del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardo a esiti insoddisfacenti nelle questioni medio-orientali, si aggiunge a una situazione già complessa.