Genitori influencer, Lucarelli: Regole necessarie per proteggere i bambini e fermare la monetizzazione dei minori

La crescente influenza delle momfluencer e dadfluencer sui social media rappresenta un fenomeno di rilevanza crescente. Un’analisi condotta da ricercatori britannici, e pubblicata su ‘Plos One’, ha rivelato come la presenza dei bambini nei post delle mamme influencer sia divenuta quasi una norma. Questo studio ha messo in evidenza le motivazioni sottese a tale tendenza e le implicazioni di una simile esposizione.

L’analisi dello studio

Secondo i risultati, i bambini sono presenti in 3 post su 4 pubblicati da mamme influencer. Circa la metà di questi contenuti è di natura pubblicitaria. L’esperta Selvaggia Lucarelli evidenzia come molti profili nascano con intenti diversi ma si trasformino rapidamente per attrarre maggiore attenzione e monetizzazione grazie ai contenuti associati alla maternità.

Gli influencer tendono a favorire quei post che generano maggiore engagement, ovvero interazioni che si traducono in benefici economici. Questo porta a un circolo vizioso in cui la privacy dei bambini viene costantemente sacrificata per il guadagno economico.

Il rischio dell’esposizione

La condivisione di contenuti riservati e la creazione di una identità digitale per i bambini possono portare a conseguenze negative nell’età adulta. Molti genitori non si rendono conto della gravità di questa esposizione, che può generare situazioni imbarazzanti e vulnerabilità per i minori coinvolti.

Le conseguenze dello sharenting

Il termine sharenting descrive la pratica di condividere immagini e contenuti dei propri figli sui social media. Questo comportamento solleva interrogativi sulla privativa della privacy dei minori e sui possibili effetti psicologici a lungo termine. Secondo le ricercatrici, esiste la necessità di una nuova legislazione che tuteli i bambini da quelle che spesso possono rivelarsi pratiche di sfruttamento.

La legislazione francese

Qualche progresso è stato fatto in Francia, dove è stata introdotta una legge che conferisce ai bambini il diritto all’oblio sui contenuti che li riguardano. Ciò non risolve il problema alla radice, poiché i contenuti possono diffusamente circolare al di fuori delle piattaforme di social media.

Conclusione

Lo studio condotto mette in luce l’importanza di affrontare le questioni legate alla condivisione di immagini dei bambini da parte di chi utilizza i social network. Le esperte Katherine Baxter e Barbara Czarnecka concludono che è fondamentale sviluppare misure legislative che proteggano i diritti dei minori e impediscano che vengano sfruttati per beneficiare economicamente delle pratiche legate alla vita familiare.

Ospiti dell’analisi

  • Selvaggia Lucarelli
  • Katherine Baxter
  • Barbara Czarnecka