“Il regime religioso autoritario mette a repentaglio la libertà di espressione”. Questa affermazione riassume la drammatica situazione dei giornalisti in Iran, come evidenziato dalla recente vicenda della giornalista italiana Cecilia Sala. La sua detenzione e successiva scarcerazione hanno richiamato l’attenzione sulla difficile condizione dei professionisti dell’informazione nel paese.
la prospettiva di narges mohammadi
Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace e attivista dei diritti umani, ha commentato l’arresto e il rilascio di Sala, sottolineando il rischio costante che i reporter affrontano in Iran, dove sono soggetti a raccolta di arresti, detenzioni e torture. Mohammadi, attualmente in carcere dal novembre 2021, è stata rilasciata temporaneamente nel dicembre 2024 per motivi medici e ora si trova in una situazione di precarietà insieme a molti altri colleghi.
una forma di diplomazia autoritaria
Taghi Rahmani, marito di Mohammadi e anch’esso giornalista, ha descritto l’arresto di cittadini stranieri come una strategia del regime iraniano per negoziare il rilascio di prigionieri. Secondo Rahmani, le autorità avrebbero tentato di utilizzare Sala come pedina per ottenere la liberazione del signor Abedini, detenuto in Italia. Questa pratica, secondo quanto affermato, viola i diritti fondamentali di esseri umani e le normative internazionali.
la violazione delle norme internazionali
Le parole di Rahmani evidenziano come l’operato delle autorità iraniane rappresenti una violazione dei diritti umani, affermando che qualsiasi arresto dovrebbe essere accompagnato dal diritto a un giusto processo. Purtroppo, le dinamiche attuali mostrano un marcato disinteresse da parte del regime per le leggi internazionali, continuando a perpetuare il clima di paura e repressione nei confronti dei media.
Personaggi citati:- Cecilia Sala
- Narges Mohammadi
- Taghi Rahmani
- Signor Abedini