Il caso dell’omicidio dell’ex presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, continua ad attirare l’attenzione degli inquirenti, soprattutto alla luce di recenti sviluppi che potrebbero portare a nuove indagini. A distanza di 45 anni dal delitto, si affaccierebbe la possibilità di una novità sostanziale riguardante le persone coinvolte.
Stando a quanto riportato da fonti attendibili, la Procura di Palermo avrebbe iscritto nel registro degli indagati due individui ritenuti coinvolti nel delitto avvenuto il 6 gennaio 1980. Nonostante l’assenza di conferme ufficiali da parte delle autorità competenti, e il riserbo mantenuto dalla famiglia di Mattarella riguardo alle questioni giudiziarie, si registra un clima di attesa circa i progressi dell’inchiesta.
Le sentenze: cosa indicavano i giudici
Le sentenze dei vari processi legati all’omicidio hanno messo in luce la pericolosità dell’attività politica di Piersanti Mattarella. I giudici hanno evidenziato come il suo operato fosse caratterizzato da una genuina politica di rinnovamento, che mirava a estromettere la mafia dai meccanismi del potere.
Tra le azioni intraprese da Mattarella, si segnalano l’acquisizione dell’elenco dei funzionari regionali, che gli ha permesso di monitorare gli appalti pubblici, e la sfida agli interessi mafiosi infiltrati nell’amministrazione. Le sue iniziative innovatrici sono state descritte come rischiose, ma necessarie per rendere trasparenti i lavori e le assegnazioni.
L’omicidio
Il 6 gennaio 1980, durante una normale mattinata di festa, il presidente Mattarella fu colpito a morte nel garage della sua abitazione. Non era protetto da alcuna scorta, scelta ponderata per una occasione privata. Mentre stava per salire in auto con la famiglia, fu aggredito da un giovane armato di pistola, assistito da un complice che lo attendeva in un’altra vettura.
Durante l’attacco, Mattarella cercò di proteggersi con la moglie, ma gli attentatori riuscirono a completare la loro missione. Le indagini rivelarono l’uso di diversi armi da fuoco, con collegamenti a famiglie mafiose che temevano le sue riforme nella gestione dei pubblici appalti. La sentenza sull’accaduto ha messo in luce un contesto di interessi mafiosi consolidati, minacciati dalle politiche di trasparenza di Mattarella.
Sviluppi futuri
Ripercorrendo la traiettoria di questo caso, emerge la figura di Nino Madonia, presunto coinvolto nell’omicidio, come indicato da diversi collaboratori di giustizia. Anche se le notizie recenti portano a far sperare in una possibile svolta, resta da verificare l’effettivo avanzamento delle indagini.
Le personalità chiave correlate a questo triste evento includono:
- Piersanti Mattarella, ex Presidente della Regione Siciliana
- Sergio Mattarella, fratello di Piersanti e attuale Capo dello Stato
- Nino Madonia, presumibile killer e boss mafioso
- Bernardo Brusca, collaboratore di giustizia
- Francesco Di Carlo, collaboratore di giustizia
- Gilberto Cavallini e Valerio ‘Giusva’ Fioravanti, precedenti indagati