Iraniano arrestato a Malpensa: il 15 la decisione sui domiciliari che potrebbe cambiare tutto

udienza per i domiciliari di mohammad abedini

Il 15 gennaio 2025, alle ore 9, si svolgerà l’udienza in Corte d’appello riguardante la richiesta di domiciliari per Mohammad Abedini, un ingegnere iraniano di 38 anni, arrestato all’aeroporto di Malpensa il 16 dicembre scorso dalla Digos.

analisi della situazione abitativa

I giudici saranno chiamati a valutare i rischi associati all’eventuale detenzione nell’appartamento indicato dal Consolato iraniano. Tale appartamento, situato a tre chilometri dalla sede consolare, posizionerebbe Abedini in una condizione potenzialmente delicata, essendo necessario per lui uscire per procurarsi beni di prima necessità. Inoltre, non è stata richiesta l’installazione di un braccialetto elettronico, che richiede un consenso specifico del detenuto. La Corte si trova a decidere sulla migliore linea d’azione, specie dopo episodi recenti di fuga legati a casi simili, il più recente dei quali ha coinvolto un uomo d’affari russo nel 2023.

colloqui in carcere e dichiarazioni personali

Mohammad Abedini ha avuto un incontro con il suo legale, Alfredo De Francesco, durante il quale ha espresso la sua incredulità riguardo alle accuse a suo carico. Durante il colloquio, Abedini ha dichiarato: “Pregherò per Cecilia Sala e per me“, riferendosi alla giornalista italiana detenuta a Teheran dal 19 dicembre scorso. Questo è stato il primo momento in cui i due hanno discusso della situazione di Sala.

preoccupazioni familiari e accuse

Abedini ha manifestato anche le sue preoccupazioni riguardo alla propria famiglia, esprimendo un sentimento di smarrimento rispetto alla situazione legale in cui si trova. Il suo legale ha cercato di fornirgli una visione giuridica dell’accaduto, ma Abedini continua a rimanere incredulo riguardo alle accuse.

documentazione legale e posizione della procura

In seguito a un parere negativo dalla procura generale di Milano sulla richiesta di domiciliari per Abedini, De Francesco ha presentato ulteriore documentazione per garantire che il suo assistito non tenti di allontanarsi dall’Italia. Nella istanza precedente, l’avvocato aveva già segnalato un appartamento a Milano, di proprietà del consolato iraniano, come possibile residenza per la misura restrittiva.