Jimmy Carter, l’ex presidente degli Stati Uniti, ci lascia a 100 anni: un’era di storia si chiude

L’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, ha recentemente tragicamente lasciato questo mondo. Carter, che ha raggiunto il traguardo dei 100 anni, era riconosciuto come il presidente più anziano nella storia degli Stati Uniti. La notizia della sua scomparsa è stata confermata dal figlio, James E. Carter III, ma non sono state fornite dettagli specifici riguardo le cause del decesso.

Morte di Carter

Carter è deceduto nella sua residenza a Plains, in Georgia. Eletto nel 1976, ha vissuto una vita ricca di impegni, sia durante che dopo la sua presidenza. Il Washington Post lo ha descritto come un “governatore del Sud senza fronzoli e dalla volontà d’acciaio”. Divenne presidente ma fu costretto a lasciare l’incarico dopo un solo mandato, a causa di un’elettorato deluso. Nonostante ciò, ha scritto un capitolo straordinario nella storia del post-presidenza, riuscendo a vincere il Premio Nobel per la Pace.

Negli ultimi tempi della sua vita, Carter aveva scelto di interrompere le cure mediche dopo una serie di ricoveri, optando per un’assistenza palliativa. Era stato soggetto a una forma aggressiva di melanoma, che aveva portato a metastasi al fegato e al cervello.

La vita e la carriera di Carter

James Earl Carter Jr. nacque il 1° ottobre 1924 a Plains, Georgia. Dopo aver frequentato l’Accademia Navale e servito nella Us Navy, nel 1953 assunse il controllo dell’azienda agricola di famiglia. La sua carriera politica iniziò come senatore per la Georgia e successivamente divenne governatore dello stato.

Nel 1976, Carter sorprendentemente vinse le primarie democratiche e, a novembre, sconfisse Gerald Ford, diventando presidente. Tra i suoi provvedimenti più significativi c’è la grazia concessa a 100.000 giovani che si erano sottratti alla leva per il conflitto in Vietnam.

Le sfide della sua amministrazione

La presidenza di Carter fu caratterizzata da eventi complessi, tra cui la crisi energetica del 1979 e l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Inoltre, il conflitto con l’Iran, che culminò con l’irruzione nell’ambasciata di Teheran, portò alla detenzione di 52 ostaggi americani per 444 giorni, incidendo profondamente sull’opinione pubblica.

Il dopo-presidenza e il Nobel

Dopo il suo mandato, il giudizio sulla presidenza di Carter è stato misto, ma ha continuato a essere attivo in ambito internazionale attraverso il Carter Center. Si è dedicato a cause vitali, partecipando a negoziati di pace, monitorando elezioni e sostenendo progetti per combattere povertà e malattie. Questa dedizione gli ha valso il Premio Nobel per la Pace nel 2002.

  • James E. Carter III (Chip)
  • Rosalynn Carter