La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza significativa riguardo ai diritti dei migranti, stabilendo il ruolo cruciale del giudice in merito alla classificazione dei Paesi come sicuri. Questa decisione ha importanti implicazioni per il trattamento delle richieste di asilo in Italia.
Analisi della sentenza
Con la sentenza emessa il 19 dicembre, la Suprema Corte ha risposto a un rinvio pregiudiziale del Tribunale di Roma formulato il 1° luglio 2024. La Prima Sezione civile ha confermato che è il giudice ordinario a garantire l’effettività dei diritti fondamentali per il richiedente asilo, affermando che le decisioni riguardanti i Paesi considerati sicuri sono di competenza del potere politico democratico. Il giudice non può sostituirsi al Ministro degli Affari Esteri né annullare con effetti erga omnes un decreto ministeriale.
Inoltre, è specificato che, prima dell’entrata in vigore del decreto-legge del 23 ottobre 2024 e della legge del 9 dicembre 2024, il giudice può valutare la legittimità della designazione dei Paesi sicuri e, in casi specifici, disapplicare la lista di tali Paesi se questa contrasta con i criteri stabiliti dalle normative europee o nazionali.
La Corte ha inoltre sottolineato che il giudice mantiene il potere di indagine per garantire il diritto di ricorso e tutela, specialmente se il richiedente dimostra situazioni di insicurezza nel proprio Paese d’origine. In tal caso, la valutazione governativa della sicurezza del Paese d’origine non risulta decisiva.
Conseguenze della sentenza
Le implicazioni della decisione della Corte coinvolgono vari aspetti legali e umanitari, tra cui:
- Abilitazione dei giudici a intervenire nelle valutazioni di asilo
- Possibilità di disapplicazione di decreti ministeriali in casi di contrasto con la legislazione vigente
- Riaffermazione del diritto del richiedente di ricevere un trattamento equo