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Negli ultimi anni, si è registrato un significativo aumento della presenza di donne nel Servizio Sanitario Nazionale; La loro rappresentanza nei ruoli dirigenziali e apicali rimane irrisoria, evidenziando una persistente disuguaglianza di genere nel settore. Il III Rapporto sulla ‘Salute e il sistema sanitario’, presentato a Roma dall’Osservatorio Salute, legalità e previdenza, mette in luce questi dati, frutto della collaborazione tra Eurispes ed Enpam, l’Ente nazionale di previdenza dei medici.
Presenza femminile nel Servizio sanitario nazionale
La quota di dottoresse supera il 51% del totale dei medici, con le donne che rappresentano la maggior parte della forza lavoro nel settore sanitario pubblico, pari a due terzi del personale. Questo trend, sebbene positivo, sottolinea un grave squilibrio nella distribuzione dei ruoli:
- Soltanto l’11% dei presidenti degli Ordini professionali provinciali sono donne.
19,2% dei primari è di sesso femminile.
Le sfide professionali delle donne medico
Nonostante la crescente presenza di medico donne, le difficoltà strutturali dell’organizzazione lavorativa, insieme alla mancanza di servizi per la conciliazione vita-lavoro, incidono negativamente sulla carriera femminile. I dati mostrano che, a dicembre 2021, erano 450.066 le donne con contratto a tempo indeterminato nel Servizio Sanitario Nazionale, un numero in costante crescita. La predominanza femminile si riscontra maggiormente nelle classi di età più giovani.
Squilibri nel settore accademico
Analoghe disparità emergono anche in ambito accademico, dove solo il 19,3% dei professori ordinari nelle scienze mediche è donna. Questa situazione porta a una rappresentanza femminile nettamente inferiore nei ruoli di vertice accademici rispetto a quelli più bassi, evidenziando l’importanza di interventi per migliorare l’equilibrio di genere all’interno delle università italiane.
Conclusioni e prospettive future
Il rapporto sottolinea che la sproporzione di genere è spesso correlata ai fattori demografici e alla struttura piramidale dell’età dei medici. È quindi evidente la necessità di strategie politiche e organizzative per promuovere una maggiore equità di genere nei livelli di leadership del settore sanitario.