La recente dichiarazione del ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha generato un’ondata di reazioni a livello internazionale. La chiusura dell’ambasciata israeliana a Dublino, motivata da accuse di politiche ostili da parte del governo irlandese, segna un momento significativo nelle relazioni tra i due paesi.
Gideon Sa’ar ha affermato che “l’Irlanda ha superato tutte le linee rosse”, accusando il governo di Dublino di impegnarsi in una campagna di “delegittimazione e demonizzazione dello Stato ebraico”. Le dichiarazioni del ministro fanno riferimento a un contesto di tensioni crescenti tra Israele e Irlanda, accentuato dall’intenzione irlandese di chiedere alla Corte internazionale di giustizia un’interpretazione ampliata del concetto di genocidio in relazione alle operazioni israeliane a Gaza. Nel maggio scorso, Israele aveva già richiamato il proprio ambasciatore per consultazioni a seguito del riconoscimento formale dello Stato di Palestina da parte dell’Irlanda, insieme a Spagna e Norvegia.
Decisione deplorevole
Il Taoiseach Simon Harris ha definito la situazione come una “decisione deplorevole” da parte del governo di Netanyahu. In risposta alle accuse, ha ribadito che “l’Irlanda è per la pace, i diritti umani e il diritto internazionale”, sottolineando l’impegno del paese nel perseguire una soluzione pacifica che preveda la coesistenza tra Israele e Palestina.
Giornalista al Jazeera ucciso in raid Israele a Gaza
Recentemente, un cameraman di al Jazeera, Ahmed al-Louh, è stato ucciso durante un raid israeliano a Gaza. Questa notizia si inserisce in un contesto drammatico, con il bilancio complessivo delle vittime nella Striscia di Gaza che ha superato le 44.976 unità, a partire dalla data del 7 ottobre 2023, secondo quanto riportato dal ministero della Salute di Gaza. Le ferite accertate ammontano a 106.759.
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