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Recentemente, il Pontefice ha accolto in udienza l’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma (Ail), per commemorare il 55esimo anniversario della sua fondazione.
14 dicembre 2024 | 15.33
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“La sofferenza viene emarginata poiché genera timore, inibendo i progetti futuri”. Durante l’udienza con l’Ail, il Papa ha messo in luce la questione della cultura dello scarto. “La malattia spesso precipita l’individuo e la sua famiglia nell’oscurità del dolore e dell’angoscia, generando solitudine e chiusura. A livello sociale, è comunemente vista come una sconfitta, qualcosa da nascondere o eliminare: si scartano i malati in nome dell’efficienza e della forza”, ha evidenziato.
“La logica del dono – ha proseguito – rappresenta il principale antidoto contro la cultura dello scarto. Ogni gesto di dono indebolisce e persino annulla questa cultura, contrastando il consumismo che tende a invadere le nostre esistenze. Il primo grande dono è Dio stesso, attraverso il Suo amore creatore, e Gesù nella Sua Incarnazione. Con l’avvicinarsi del Natale, riflettiamo su quel Bambino donato al mondo per la salvezza di tutti. Tiriamo forza dalla Sua fragilità, conforto dal Suo pianto e coraggio dalla Sua tenerezza. Non dimenticate mai questa parola: tenerezza“.
Il Pontefice ha poi sottolineato l’importanza di non isolarsi: “È cruciale non concentrarsi solo sui propri interessi, ma animare il territorio, diventando segni tangibili e presenze visibili, senza invadenza. La vera volontà sta nel condividere il dolore, facendo il bene verso il prossimo. Questo gesto si traduce in un dono per l’intera società. L’attività dell’Ail sostiene la ricerca scientifica, incrementando la conoscenza, che rappresenta una delle migliori tradizioni sanitarie italiane, e garantisce sostegno a chi cerca accompagnamento durante la terapia”. Bergoglio ha ricordato che oggi la Chiesa celebra San Giovanni della Croce, il quale affermava: “alla sera della vita saremo esaminati sull’amore”. L’auspicio per un amore e una speranza che vengano donati è ringraziato.
“Si deve rimettere al centro il malato. In alcune culture, i malati vengono eliminati, e questo è inaccettabile. Voi – ha dichiarato Bergoglio – rappresentate una testimonianza di solidarietà e vicinanza, particolarmente cruciale in un contesto dominato dall’individualismo. Siete parte integrante della costruzione di due speranze: quella della cura e quella della terapia, nelle modalità più moderne”.
In un momento di riflessione spontanea, il Papa ha citato una domanda ricevuta riguardo a un’associazione e la sua eccessiva individualità. La sua risposta è stata chiara: “Non conosco le caratteristiche, ma il motto è chiaro: ‘Al centro io, me, con me e per me'”. Le storie dei malati e le relazioni possono fornire un significato al dolore e rispondere ai numerosi “perché”, dissipando così l'”oscurità” dell’angoscia che genera spesso la solitudine e la chiusura.”
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