Si è assistito a un caso drammatico che ha portato all’arresto di un uomo di 43 anni, Konrad Daniec, accusato dell’omicidio della compagna Hanna Herasimchyk. Le indagini, condotte dalla magistratura, hanno rivelato dettagli inquietanti riguardo alla dinamica dei fatti e ai comportamenti dell’arrestato.
Il trascorso dei fatti
Secondo le autorità, Daniec avrebbe tentato di crearsi un alibi contattando ripetutamente la sua compagna, che nel frattempo era già deceduta. Questo tentativo è emerso con chiarezza durante l’interrogatorio, nel quale si sono riscontrate contraddizioni nel racconto dell’uomo.
La nottata fatale
I fatti risalgono alla notte tra l’11 e il 12 giugno, quando Daniec, dopo una serie di litigi con la compagna, avrebbe strangolato la donna nel loro appartamento a Pozzuolo Martesana. Successivamente, l’uomo ha trascorso più di 24 ore lontano da casa, dormendo nel camion utilizzato per il lavoro, giustificando la sua assenza come una strategia per evitare ulteriori conflitti.
La scoperta del corpo
All’alba del 13 giugno, Daniec, preoccupato per la mancanza di notizie da parte della compagna, è rientrato nell’appartamento trovandola senza vita sul pavimento, con evidenti segni di violenza. Il suo tentativo di attribuire la colpa a un ex fidanzato della donna è stato considerato un piano per sviare le indagini. La sua descrizione della vittima faceva emergere un contesto di violenza domestica, con amici e vicini che hanno confermato le frequenti liti tra la coppia.
Il rapporto burrascoso
Il clima teso tra i due ha portato a episodi di violenza, tanto che un amico di Hanna ha rivelato che la vittima ha raccontato di un’aggressione tale da farle perdere conoscenza. Anche la madre dell’indagato ha espresso sospetto nei confronti del figlio, confermando l’ipotesi di un comportamento aggressivo nella couple.
Le decisioni del giudice
Il giudice per le indagini preliminari, sulla base delle evidenze raccolte, ha disposto la custodia cautelare in carcere per Daniec, con l’accusa di omicidio aggravato a causa della convivenza con la vittima. Le motivazioni del provvedimento si sono basate su una valutazione della pericolosità sociale dell’uomo e della sua incapacità di controllare istinti violenti.