Accademia della Crusca: Perché ‘capa’ non è corretto per indicare una donna dirigente? Scopri la spiegazione

La linguista Raffaella Setti ha espresso una considerazione riguardo all’uso del sostantivo femminile “capa“, sottolineando come esso venga frequentemente associato a una connotazione scherzosa nel linguaggio colloquiale. Nonostante la sua ampia circolazione nella comunicazione informale, sarebbe opportuno riservare il termine per contesti meno ufficiali, poiché, per la maggioranza dei parlanti, mantiene un carattere non formale.

posizione dell’accademia della crusca

L’Accademia della Crusca ha recentemente affrontato il tema, rispondendo a varie richieste da parte di lettori curiosi sull’adeguatezza dell’uso di “capa” per designare figure dirigenziali, come ad esempio “la mia capa” o “capa di gabinetto”. In base al parere di esperti, tra cui Setti, l’impiego della forma femminile in contesti ufficiali appare inadeguato e non consigliato.

considerazioni linguistiche

La professoressa Raffaella Setti fornisce una dettagliata riflessione storica ed etimologica sulla lingua italiana, mettendo in evidenza l’aspetto colloquiale e confidenziale del termine “capa” nel corso del tempo. Secondo la studiosa, esso è spesso accompagnato da un certo grado di ironia, a volte sfociando nello scherno, specialmente quando si fa riferimento a donne di grande rilievo.

raccomandazioni per l’uso appropriato

In risposta a coloro che si sono mostrati sorpresi per la presenza del sostantivo nei titoli dei giornali, Setti consiglia di utilizzare le designazioni ufficiali delle cariche, come presidente, direttrice, e amministratrice, oppure la frase invariabile ‘a capo di’. Esempi di formulazioni appropriate includono frasi come: “Elisabetta Belloni è la nuova direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza” o “Elisabetta Belloni è a capo dei Servizi segreti italiani”.