Ambrosini, l’ex calciatore: La sorpresa del diabete di tipo 1 di mio figlio

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‘Quando nostro figlio aveva solo 2 anni e mezzo, l’accettazione della sua malattia è stata estremamente difficile, ma grazie al sostegno delle associazioni dedicate abbiamo percepito un maggiore senso di comunità’

10 dicembre 2024 | 15.53

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“La diagnosi di diabete di tipo 1 per nostro figlio, all’età di soli 2 anni e mezzo, è stata devastante per noi genitori. A lungo mia moglie ha faticato a riconoscere la gravità della situazione, per poi accettarla. Non è stato affatto un cammino semplice. Inizialmente, ci siamo sentiti isolati e io stesso ho attraversato un momento di crisi”. Così Massimo Ambrosini, ex calciatore del Milan, esprime il proprio vissuto riguardo la patologia del terzo figlio, attualmente di 4 anni e mezzo. L’occasione è stata la presentazione di una campagna a Roma, denominata ‘Un passo avanti‘, finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sul diabete autoimmune di tipo 1 e sulla cruciale importanza della diagnosi precoce. Iniziativa promossa da Sanofi per porre l’accento su questa complessa patologia e sull’urgenza di riconoscerne tempestivamente segni e sintomi, al fine di prevenirne complicazioni.

“Durante il mio periodo in ospedale, provavo un forte senso di solitudine e oppressione, poiché la malattia introduce in una realtà inaspettata”, ricorda l’ex numero 23 del Milan. “Con il passare del tempo, io e mia moglie abbiamo fatto un grande sforzo per informarci il più possibile sulla condizione, impegnandoci nella cura e nella gestione della salute di nostro figlio. Sin dal primo istante della diagnosi, ci siamo assunti una responsabilità enorme“. Questa esperienza condivisa con altri genitori e con le associazioni di pazienti ha avuto un impatto positivo.

“Il sostegno psicologico fornito dalla condivisione è vitale per un genitore”, sottolinea Ambrosini. “Parlare e confrontarsi con persone che hanno affrontato la stessa situazione offre una preziosa opportunità di apprendere e trovare conforto. Comprendere che esistono soluzioni e possibilità di gestione aiuta a risalire dall’abisso emotivo che la diagnosi porta”. L’importanza delle associazioni è stata cruciale: “Oltre a supportare la nostra famiglia, hanno fornito informazioni fondamentali, permettendo di affrontare un percorso lungo e complesso con maggiore consapevolezza”, conclude.

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