Il crollo del regime di Assad in Siria
Il regime di Bashar al-Assad, attivo per oltre 24 anni, ha mostrato segni di cedimento, rappresentando l’epilogo della cosiddetta ‘Primavera Araba’. Questo movimento, nato nel 2010 con la ‘Rivoluzione dei gelsomini’ in Tunisia, ha sconvolto equilibri politici ormai consolidati nel Medio Oriente. Le sollevazioni popolari, che hanno interessato diversi paesi, tra cui Libia, Egitto e Yemen, hanno portato alla caduta di regimi autoritari, trasformando radicalmente il panorama regionale.
La resistenza di Assad
In un contesto di crisi, Bashar ha mantenuto il potere per quasi 14 anni grazie al sostegno decisivo di Russia, Iran e Hezbollah. La sua resistenza ha comportato enormi difficoltà, specialmente durante le prime fasi delle proteste iniziate a Daraa nel 2011. Nonostante successi temporanei, l’offensiva di Hayat Tahrir al-Sham ha evidenziato la vulnerabilità di un regime che, dopo una tregua nel 2020, ha trascurato i richiami a riforme e concessioni all’opposizione. La recente reintegrazione di Damasco nella Lega Araba è stata, quindi, un’apparente illusione.
I dittatori deposti dalla Primavera Araba
La Primavera Araba ha causato la caduta di vari leader autoritari in Medio Oriente. Tra questi:
- Zine El Abidine Ben Ali (Tunisia) – Rovesciato dopo aspre proteste nel 2011, finì in esilio e morì in Arabia Saudita nel 2019.
- Muammar Gheddafi (Libia) – Dopo 42 anni di potere, fu ucciso nel 2011 dai ribelli durante la guerra civile.
- Hosni Mubarak (Egitto) – Dimessosi nel 2011 dopo settimane di proteste; morì nel 2020.
- Ali Abdullah Saleh (Yemen) – Governò per 33 anni, cedette il potere nel 2011 e fu assassinato nel 2017 dai suoi ex alleati Houthi.
- Omar al-Bashir (Sudan) – Preso il potere nel 1989, fu rovesciato nel 2019 e attualmente è detenuto.
Questi eventi rappresentano non solo un cambiamento nei vertici politici, ma anche l’emergere di nuove dinamiche sociali e geopolitiche in un’area storicamente turbolenta.